Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Addio, Steve. E grazie per essere stato affamato e avventato

Giovedì 6 ottobre 2011 le tre bandiere davanti al quartier generale di Apple a Mariani Avenue, Cupertino, non sventolano come di consueto ma sono abbassate a mezz’asta, in segno di lutto per la morte di Steve Jobs. Alcuni impiegati di Apple si trovano davanti all’ingresso con un’espressione distratta e smarrita: hanno perso la più importante figura dell’azienda, e probabilmente uno dei capisaldi degli ultimi trent’anni di storia dell’informatica.

Steve Jobs con un Apple IISono parecchie le cose che si possono rinfacciare a Steve Jobs. Impulsivo, esigentissimo, sfacciato, ossessionato dai dettagli più insignificanti, arrogante, talvolta offensivo. E probabilmente altro ancora. La letteratura in merito non manca e la sua carriera di dirigente è costellata di errori disastrosi e spesso costosi come l’Apple III, il Lisa, i computer NeXT, il Power Mac G4 Cube, il social network musicale Ping. Per non parlare del fatto che anche la sua gestione recente è costellata di questioni spinose come lo scandalo sull’attribuzione di azioni, gli attacchi legali ai concorrenti e siti di “rumor” o ancora il trattamento dei lavoratori nelle fabbriche asiatiche in cui si assemblano prodotti con il logo della mela morsicata.
Eppure ogni volta che leggiamo le ultime righe di un comunicato stampa Apple, non importa che sia recente o di qualche anno fa, non possiamo che constatare e riconoscere gli enormi meriti di Jobs e il suo intraprendere coraggiosamente, ripetutamente e spesso imprudentemente nuove strade.

Quando si afferma che l’azienda californiana ha dato il via alla rivoluzione del personal computer e lo ha reinventato con l’introduzione del Macintosh, è perché negli anni ’70 Jobs e Wozniak hanno ideato, creato e commercializzato l’Apple II e perché qualche anno dopo il primo dei due ha ispirato, coordinato e spinto un gruppo di progettisti a dare il meglio di sé e regalarci una visione “follemente grande” dell’informatica personale, che oggi è su tutte le scrivanie e nelle nostre mani, anche se reinterpretata e offerta da altre aziende.

Quando si legge che Apple ha guidato la rivoluzione della musica digitale con l’iPod e con il negozio online iTunes, che ha reinventato la telefonia mobile con l’iPhone e l’App Store, che sta definendo il futuro dei dispositivi portatili con l’iPad, è difficile negare che si tratti di traguardi ottenuti ancora una volta sotto la guida di Jobs. Tornato nel 1997 dopo l’estromissione del 1985, in pochi anni ha riportato in attivo l’azienda che aveva creato. Fatto questo, ha posto le basi per nuovi e sempre più grandi successi trasformando Apple da cenerentola dell’informatica a dominatrice dei nuovi mercati.

Jobs ha sconvolto più volte lo status quo e ci ha mostrato che è possibile allontanarsi dal cammino battuto e intraprendere una strada diversa. Il suo segreto? Restare sempre “hungry and foolish”, sempre affamato di innovazioni e avventato da accoglierle e volerle condividere con il resto del mondo.

Nota: l’immagine di Steve Jobs è tratta da una pubblicità Apple del 1981, apparsa (tra le altre) sulle pagine di Applicando e MC Microcomputer. Credits: Courtesy of Apple.

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