Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Al servizio della mela morsicata – Intervista a Bill Fernandez

Bill Fernandez todayBill Fernandez si autodescrive “User Interface Architect” ma nel corso degli anni ha mostrato numerose competenze e operato in vari ruoli. Bill è stato uno dei primi impiegati di Apple ed ha contribuito immensamente alla crescita ed allo sviluppo dell’azienda aiutando, tra le altre cose, con lo sviluppo dell’ Apple I, II e ovviamente anche del Macintosh.

L’abbiamo contattato e Bill ha gentilmente inviato le risposte alle domande poste, approfondendo così una buona fetta della storia di Apple e svelando parecchi dettagli interessanti sul contributo dato a tanti software divenuti celebri. Per questo, ed in generale per la sua disponibilità lo ringraziamo e passiamo a presentarvi l’intervista.

Storie di Apple: In Apple hai lavorato in veste di ingegnere hardware, sviluppatore software, designer di interfacce e project manager. Ci racconti un po’ la tua carriera ed i vari ruoli che hai avuto?

Bill Fernandez: Non appena Woz e Jobs formalizzarono lo stato di Apple come azienda mi assunsero come tecnico elettronico. I primi tempi ho lavorato nel garage della famiglia Jobs dove il papà di Jobs aveva attrezzato per noi dei piani di lavoro. In seguito ci trasferimmo nel nostro primo ufficio, in Stevens Creek Boulevard a Cupertino, in California e più tardi nel primo palazzo in Bandley Drive, sempre in Cupertino. Durante questo periodo ho assolto un’ampio assortimento di ruoli tecnici per assistere e ampliare gli sforzi degli ingegneri e dei manager che stavamo velocemente assumendo.
Ad esempio:

  • Mi sono occupato di varie commissioni.
  • Ho costruito un forno burn-in per le schede madre dell’Apple I (mettevamo una dozzina di schede in questo forno che le scaldava mentre funzionavano così che se qualcuna era a rischio di malfunzionamenti li avrebbe mostrati nel giro di un paio di giorni, noi la potevamo aggiustare e consegnare certi che sarebbe stata affidabile).
  • Ho disegnato il primo schema tecnico (?) dell’Apple II su carta pergamena (?) così da poter fare copie cianografiche per chiunque ne avesse bisogno.
  • Quando vennero consegnate le prime schede madri dell’Apple II sono stato io ad assemblare il primo.
  • Ho costruito un forno burn-in per le schede dell’Apple II.
  • Ho modificato una televisione perché accettasse un segnale diretto da un Apple II.
  • Ho insegnato a Jobs come usare la colla di tipo Attak per incollare un altoparlante alla base dell’Apple II (il segreto era usare uno strato molto sottile di cianoacrilato).
  • E tante altre cose.

Bill Fernandez signature inside the Mac 128kAll’incirca un anno dopo ho lasciato Apple. Vi sono tornato nell’ottobre del 1981 per diventare il quindicesimo membro del team di sviluppo del Macintosh, rimanendo per altri dodici anni. Fortunatamente mi ridiedero il mio vecchio numero da impiegato (il numero 4) e il mio nuovo titolo era “Member of Technical Staff” [“Membro dello staff tecnico”]. Ancora una volta ho lavorato come risorsa tecnica a livello generale e come un tuttofare anche se questa volta ad un livello più alto. Il mio ruolo cambiava con il cambiare delle esigenze del gruppo. Ho creato gli schemi (i piani?) per il primo palazzo dedicato al Macintosh e ho coordinato il trasferimento. Ho fatto in modo che il laboratorio di ingegneria fosse sempre attrezzato con strumenti, parti ed equipaggiamento ed ho gestito un tecnico addetto (?). Quando c’è stato bisogno che qualcuno supervisionasse lo sviluppo della prima unità a disco esterna sono diventato il project manager, gestendo tutto il lavoro di ingegneria, andando in Giappone per collaborare con la Sony, lavorando con l’azienda che faceva gli involucri di plastica (?) e altro ancora.

The ADB iconIn seguito mi è stato assegnato il compito di creare un sistema per fare i test delle connessioni Apple Desktop Bus (ADB). Il risultato è stato un piccolo adattatore hardware ed un programma, che ho scritto in assembly per mettere alla prova la ADB e fornire un’interfaccia simil-Macintosh sullo schermo per configurare il tester e mostrare i risultati.

Dopo di che Apple stava lavorando al suo primo scanner piano. Io ho proposto l’interfaccia utente per il software di gestione, cosa che ha portato al lavorare con un’azienda esterna per adattare uno dei loro prodotti in modo che fosse il software addetto a gestire lo scanner.

Poi il mio amico Bill Atkinson mi chiese di occuparmi dell’interfaccia utente di un progetto speciale su cui stava lavorando così che gli fui dato “in prestito” dal dipartimento di ingeneria dell’hardware per diversi mesi. Feci gran parte del lavoro tra casa mia e casa sua.

Bill Fernandez in the Hypercard credits box

Questo progetto è poi stato rilasciato con il nome di HyperCard.

The Mac OS sharing info windowA questo punto chiesi formalmente di essere trasferito dall’hardware nello Human Interface Group ( il gruppo che si occupava delle interfacce utente). Lì ho passato gli anni seguenti a progettare interfacce per parecchi software: il Finder del Mac, l’Apple Fax Modem, QuickTime, ecc.
Quindi per alcuni versi il mutare dei miei ruoli rispecchiava le nuove esigenze di Apple e in alcuni casi ho avuto l’opportunità di esplorare nuovi interessi.

SdA: Qual è il ricordo più bello che hai del lavoro fatto sul Macintosh?

BF: L’aver fatto parte di una grande squadra composta da persone che si sono impegnate in un’opera d’amore nei confronti dell’umanità (e cioé creare il Macintosh).

SdA: Hai avuto un ruolo chiave nel delineare aspetti importanti del Finder come l’uso di triangoli per espandere il contenuto delle cartelle e l’impostazione del networking/condivisione del System/Mac OS originale. Cosa pensi del Finder in Mac OS X e delle preferenze Network e Condivisione?

BF:
[Sul FINDER di MAC OS X:]
In generale trovo molto più facile usare il Finder del Mac rispetto al desktop di Windows, ma sto progressivamente diventando sempre meno soddisfatto del Finder. C’è una serie di cose fastidiose che sono sì piccole ma che trovo decisamente frustranti nell’uso quotidiano. È troppo difficile modificare il nome dei file, le icone non restano sempre dove le si lascia, le finestre delle directory si dimenticano in quale tipo di vista (come icone, come elenco, ecc.) sono state impostate, la riorganizzazione e l’allineamento delle icone lascia a desiderare. È complicato trascinare le icone e allinearle secondo una griglia. E nonostante tutto il lavoro messo in Spotlight, mi pare molto difficile trovare le cose quando le cerco.
Non amo il dock e in pratica non lo uso. Al suo posto uso Drag Thing.
Non amo che in ogni finestra che mostra una directory ci debba essere una barra laterale. In molti casi questo rende l’uso del Finder più difficile invece che facilitarlo.
Quello che serve davvero è un modo grazie a cui le persone possano gestire la rete di relazioni che ci sono tra i documenti e integrare tutti i vari tipi di dati in uno spazio unificato di archiviazione, e sotto questo punto di vista sono anni che il Mac non fa nessun passo in avanti.

[Sulle preferenze NETWORK/CONDIVISIONE:]
Mi pare che con ogni nuova versione di Mac OS X il comportamento e l’interfaccia del Networking cambi: a volte le cose migliorano e altre semplicemente cambiano.
Penso che le preferenze Network, a livello generale, siano fatte bene. Ma sono rimasto spesso frustrato dalla condivisione e dal modo in cui si condividono i file e ci sono numerosi aspetti di questa funzionalità che non mi piacciono.

SdA: Pensi che lo spirito originario del Macintosh sia ancora presente nell’offerta attuale di Apple?

BF: Sì, decisamente sì.

SdA: Hai lavorato non solo su QuickTime 1.0 ma anche sulla versione per Windows: è stato difficile sposare gli elementi dell’interfaccia utente Mac con quelli di Windows 3?

BF: Non particolarmente. All’epoca non era appropriato proporre un programma con l’interfaccia del Macintosh su un computer con Windows perciò mi sono sforzato di ottenere il meglio che si potesse su Windows. Ho dovuto imparare come si comportavano i software su Windows e poi realizzare qualcosa che si sarebbe integrato nell’ambiente di Windows e che al tempo stesso fosse anche il più possibile bello, funzionale e facile da usare. Penso che sia andata piuttosto bene.

SdA: Di cosa ti stai occupando al momento?

BF: Lavoro come consulente, e ello specifico come progettista di interfacce utente. Le aziende si rivolgono a me per progettare software user friendly, perché aiuti nel capire come sviluppare meglio il software. Talvolta anche per occuparmi del design e della realizzazione di siti web aziendali.

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