Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Apple PhotoFlash

Macintosh PhotoFlashQuasi dieci anni prima di iPhoto Apple disponeva già di un software per gestire e modificare su Macintosh le immagini scattate con una macchina fotografica digitale. Il programma si chiamava PhotoFlash ed era stato realizzato da Apple con l’assistenza fondamentale della Storm Software. La Storm era un’azienda di Mountain View specializzata nell’elaborazione di foto e immagini e oltre a Apple aveva collaborato o dato in licenza le sue tecnologie a nomi quali Kodak, Aldus, Radius e DayStar Digital.

Dalle note di Copyright di PhotoFlash si apprende che il software venne rilasciato nel 1993, probabilmente in una prima versione. È però nel 1994 e con la release 2 che fece timidamente capolino su riviste, cataloghi software e soprattutto su qualche Macintosh.

Macintosh PhotoFlash 2.0.1 - About box

Photoflash 2 non solo era in vendita (a 360’000 Lire, in Italia) ma venne anche fornito gratuitamente da Apple in bundle con la sua seminale fotocamera digitale QuickTake 150. Installando i driver della 150 ci si ritrovava anche questo misconosciuto software che permetteva di visualizzare le immagini trasferite dalla QuickTake, come anche di modificarle, organizzarle in raccolte e altro ancora.

PhotoFlash era contemporaneo di Photoshop 2.5 e come altri concorrenti era stato realizzato in modo da poter approfittare dei filtri del software di Adobe, per dotarsi di ulteriori effetti e opzioni di importazione ed esportazione file.
Fatte le dovute distinzioni, inoltre, il programma di Apple risultava più veloce e meno esigente in termini di risorse. I requisiti consistevano in un Macintosh con scheda video a colori con 8MB di memoria RAM e 6MB di spazio su disco ma le recensioni dell’epoca evidenziavano come il programma fosse ben utilizzabile anche su un modesto LC III o addirittura su un PowerBook.

PhotoFlash era ovviamente orientato a un’utenza che non aveva esigenze professionali, quella che oggi chiameremmo consumer. Questo non vuol dire che fosse un programma elementare o poco utile: tutt’altro. Anche se non gestiva la quadricromia o la separazione dei colori o non offriva curve e livelli era comunque possibile intervenire sugli scatti in vari modi.

Macintosh PhotoFlash in azione

Si poteva ritagliare, ruotare e ribaltare le immagini, modificare luminosità e contrasto, regolare l’esposizione, sfuocare e mettere a fuoco, rimuovere polvere e graffi. E soprattutto PhotoFlash offriva numerose funzioni per creare raccolte di immagini creando “cataloghi” gestibili con un browser che permetteva di inserire informazioni (testuali) accessorie e effettuare ricerche.
Particolarmente interessante, infine, era l’integrazione con AppleScript per automatizzare l’utilizzo. Già di fabbrica PhotoFlash disponeva di un menù Script, di una palette per la registrazione di azioni e di sequenze già pronte che correggevano le immagini o le prelevavano e inserivano in altri programmi, che fossero di grafica come PageMaker o X-Press, per presentazioni, per database come FileMaker o in Word.

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