Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

“Apple: storia della mela più sexy del mondo”

“Apple: storia della mela più sexy del mondo – La lussuria del marchio secondo Steve Jobs”
Autore: Marco Giamberini
Editore: Termidoro Edizioni
Anno di pubblicazione: 2012
Altre informazioni: 207 pp brossurate – lingua: italiano
Prezzo: 16 Euro

Il libro è diviso in cinque capitoli: Tra idealismo e strategia, Trasmettere l’esperienza, Critiche, L’origine del successo, Steve Jobs.
Il primo capitolo è il più corposo e occupa i 3/4 della foliazione, offrendo al lettore informazioni storiche, aziendali e aneddoti vari, mentre nel resto del libro si cerca di trarre conclusioni e fornire una prospettiva analitico-critica su Apple e sul suo cofondatore.

Apple: storia della mela più sexy del mondo - La lussuria del marchio secondo Steve Jobs“Apple: storia della mela più sexy del mondo – La lussuria del marchio secondo Steve Jobs” è abbastanza piacevole e scorrevole, ma ha alcuni difetti importanti, per cui è tutto sommato una lettura evitabile, o quantomeno da farsi con cautela.

Perché?
Anzitutto perché il libro non dice nulla di davvero nuovo o offre tesi inedite per chi abbia letto (per dirne uno) “Insanely Great” e, anzi, ci sono scelte che minano la credibilità dell’autore e sono in contrasto con quanto promette al lettore, in particolare di svelare “le strategie operative, le filosofie perseguite e i segreti del marketing, approfondendo il ruolo decisivo di Steve Jobs.”.

Giamberini a volte riporta in maniera pedissequa dettagli di secondo o terzo piano liquidando o sorvolando su eventi dal significato ben più rilevante dal punto di vista storico e commerciale.
Un esempio significativo lo si trova nel capitolo 1.14, “Uno contro uno”, dove vengono sciorinati tutti i premi in palio per gli acquirenti al raggiungimento dei traguardi, mentre si liquida in un paragrafo di una dozzina di righe l’epocale passaggio dei Macintosh dai processori PowerPC agli x86 di Intel.

A questo si aggiungono numerose affermazioni discutibili, imprecisioni o errori tout court.
Eccone alcuni, a titolo esemplificativo.

A pagina 62 si legge che

“Jobs aveva il timore che il nuovo computer potesse entrare in competizione con il Lisa, così inizialmente tentò di stroncarlo sul nascere, senza successo”

È un’affermazione interessante ma non ne è indicata la fonte, e il dato – dopo alcune ricerche – non è purtroppo confermato da Levy, Isaacson, Linzmayer, Hertzfeld o da altri autori di libri di riferimento su Apple.

A pagina 92 c’è invece scritto che

“[…] Jobs aveva stretto un accordo con Bill Gates (il fondatore di Microsoft, che forniva il sisyema operativo DOS e alcuni software ai produttori di PC) per scrivere i programmi Word ed Excel anche per il Macintosh, in aggiunta a una versione di BASIC.”

Excel è nato come software per Mac e solo in seguito, due anni dopo, è stata resa disponibile in una versione per Windows.

A pagina 95 si legge che

“Il [Macintosh] SE si presentava con il medesimo aspetto aspetto estetico dell’originale, offrendo però un hard disk integrato e alcuni slot per le schede di espansione, novità assolute.”

L’SE, seppure assimilabile ai Mac precedenti, non aveva il medesimo aspetto estetico dell’originale ed aveva un design rinnovato, frutto dello studio frogdesign. L’hard disk “integrato” era opzionale, tant’è che esisteva un modello con due lettory di floppy, e lo slot di espansione era solo uno.

A pagina 136, infine, si afferma che nel 2005

“Durante l’anno la famiglia iPod accolse l’iPod nano, presentato in settembre. Minuscolo, ancor più piccolo dello shuffle […]”

È vero il contrario. Le dimensioni dell’iPod shuffle sono di 84 x 25 x 8,4 mm mentre quelle dell’iPod nano sono di 90 x 40 x 6,9 mm. I rispettivi pesi sono di 22 e 42 grammi.

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