Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Captain Crunch e Apple – Intervista a John Draper

Note: the interview is also available in english on Stories of Apple.net

John T. Draper, meglio noto come Captain Crunch è senza ombra di dubbio una delle figure chiave della storia dell’informatica e della telematica sin da quando, alla fine degli anni ’60 apprese che inviando un suono a 2600 Hz era possibile effettuare telefonate interurbane attraverso la rete telefonica Statunitense.

Celebrità e guai arrivarono contemporanemante con un articolo su Esquire nel 1971, in seguito al quale Draper venne contattato da un tale Steve Wozniak, ansioso di mostrargli la blue box che aveva costruito e capire come farla funzionare.

È nata così un’amicizia ed un rapporto anche professionale che dura ancora a distanza di più di 30 anni. In questo lungo periodo Draper, con le sue gesta, la sua curiosità e caparbia indipendenza ha avuto a che fare con Apple, la IBM ed ispirato direttamente ed indirettamente generazioni di smanettoni in tutto il mondo ad esplorare i sistemi ed a piegarli a fare cose nuove e proibite con pochi mezzi, ma tanta inventiva e entusiasmo. Lo stesso entusiasmo con cui, giunto in Italia ospite del campeggio tecnologico MOCA2008, ci ha raccontato alcuni episodi del passato e aggiornato sulle sue ultime imprese.

Captain Crunch chat 03Storie di Apple: Tu hai lavorato per Apple ad un’interfaccia telefonica per l’Apple II: com’è andata?
John Draper: Bisogna cominciare da come ho conosciuto Steve Wozniak. Mi contattò quando facevo il DJ in radio, alla KKUP e chiese se volevo venire a trovarlo e dare un’occhiata alla sua blue box. Voleva che gli mostrassi come usarla. Io ero molto sospettoso. Era un periodo in cui c’era un bust in corso, c’erano molti arresti e avevo paura che stessero cercando di incastrarmi. Così ho fatto in modo di andare a trovarlo senza avere con me nulla di compromettente e che non succedesse nulla di illegale. Quando sono arrivato Woz mi fece vedere la blue box che aveva costruito e non era un granché.
Il problema della sua blue box era che generava onde quadre invece che sinusoidali: in questo modo i toni non sono puliti. Sono di pessima qualità e chi l’avesse usata avrebbe generato una richiesta di assistenza in centrale perché non avrebbero accettato i toni.
Dopo essere diventati amici mi presentò Steve Jobs. Stava lavorando ad un computer a 6 bit al che io ho chiesto “Ehi, perché solo 6 bit?” Con 6 bit si è molto limitati e lui rispose che lo faceva “solo per provare che era in grado di creare un computer, ecco tutto”. Poi qualche anno dopo lavorando prima alla Apple I e poi all’Apple II usò un cross-assembler fatto da me. Lo avevo fatto perché stavano arrivando sul mercato tutti questi microprocessori e c’era bisogno di assembler per sviluppare il software.

SdA: Quali microprocessori?
JD: Il cross-assembler era per l'[Intel] 8080, lo Z80, il 6502, il 1802 e il 6800.
Lo feci su un sistema time-sharing system su cui c’era solo il Basic. Prendeva il codice assembler, ne faceva il parsing in opcode e poi l’output era in binhex (esadecimale) così che si poteva fare il dump su nastro.
SdA: Non si stampava?
JD: No, all’epoca per soli quindici dollari si poteva avere un lettore di nastri che venivano svenduti. E probabilmente lo stesso Gates inizialmente usò questo sistema in Microsoft attrezzandosi solo dopo con un sistema di sviluppo più robusto, chiamato Crust.
Wozniak stava lavorando all’Apple II e mi propose di progettare per loro una “charlie board”.

Me and Captain CrunchSdA: In Apple o come sviluppatore esterno?
JD: Esterno. Così realizzai la scheda con nove chip. E la reazione di Woz fu “Nove! Chip! No, merda, sono troppi!” e disse “Ho un progetto migliore” e me ne diede uno che impiegava solo cinque chip. Mi sono messo al lavoro su quello ma a un certo punto ho fatto a Woz “Ma stai usando una scheda a 6 bit invece di una a 8 bit” e lui “Eh sì, quelle a 8 bit costano troppo: posso farla a 6 bit e poi scrivere del software che fa in modo che non devo comprare quei chip in più”. Allora ho riflettuto su da dove tirar fuori i due bit mancanti e indovina cosa ho usato? La memoria, gli indirizzi di memoria. Facevo tutta una serie di peek e poke per far funzionare la scheda.

SdA: Ma è stata prodotta e poi messa in commercio?
JD: No. Ci ha pensato la AT&T a bloccarla. Erano spaventati.
Siccome tutto era in software, l’interfaccia poteva avere “fini malvagi” ed è chiaro che queste cose sono fuori discussione. Con il software giusto e una tabella dei toni la scheda si poteva trasformare in una blue box. AT&T non voleva nulla del genere. Fecero pressione su Jobs. Non su Woz, ma su Jobs perché dicesse “Accidenti, la AT&T dice che se facciamo uscire questa scheda ci faranno causa”.
Poi c’erano anche altri problemi. La scheda aveva bisogno di essere collegata alla presa del telefono e all’epoca, cioè nel 1975 o più probabilmente nel 1976, ci si poteva attaccare alla linea telefonica solo con un dispositivo di connessione approvato dalla Pac Bell. E il più economico costava 450 dollari.
Quindi per usare la scheda una persona doveva spendere anche questi ulteriori 450 dollari. Insomma, continuarono a fare pressione su Jobs del tipo “vi faremo causa”.
Del resto non possono mica permettere che la gente colleghi le proprie cose alle loro linee telefoniche, giusto?

SdA: E poi che è successo?
JD: Poi è arrivato il modem della D.C. Hayes. Se ne uscirono con un modem a 1200 baud. Si poteva collegare alle loro linee telefoniche perché [la AT&T] in seguito ridussero un po’ le restrizioni d’uso.

SdA: La scheda per Apple II che velocità avrebbe avuto?
JD: Circa 300 baud ma usavamo un phase shift, una modulazione programmabile. Era un anello ad aggancio di fase programmabile con cui individuare una frequenza e agganciarla. Il modem in pratica aveva un selettore di frequenze: l’avevo fatto via software.

SdA: Era una cosa diffusa trent’anni fa usare meno chip e fare tutto via software?
JD: Beh, era una specie di filosofia di Woz. A me non importava quanti chip avevo usato basta che tutto funzionasse. Wozniak invece ragionava più in termini di economicità.

SdA: Probabilmente dietro c’era Jobs.
JD: Proprio così. Jobs è stato influenzato molto da Woz, dal suo bisogno di fare le cose in economia. Era una cosa che Woz aveva, sai… perché Jobs lo manipolava. Jobs è fatto così. Oggigiorno [ad Apple] se entri in un ascensore e poi entra anche Jobs, nel tempo che arrivi al tuo piano puoi finire licenziato. È un tipo molto molto spietato.

SdA: Si dice che chieda “Cosa fai per me?”
JD: Proprio così: “cosa fai per me?”. E se non gli dai una risposta giusta perdi il posto. Pessimo. Non si lavora bene con lui.

SdA: Quand’è l’ultima volta che ci hai avuto a che fare?
JD: L’ho incontrato quando sono stato alla Apple nei laboratori per fare dei test di un software.

SdA: Quando è stato?
JD: Penso fosse nel 2004, 2005. Stavo lavorando su un software di VoIP per un’azienda.

Captain Crunch chat 02SdA: Quindi dopo che la scheda per l’Apple II non è andata in porto ti sei dedicato a sviluppare il word processor EasyWriter per l’Apple II, giusto?
JD: È stato un po’ dopo, due anni dopo. Ho sviluppato EasyWriter nel 1979. Barney Stone stava preparando un suo software fatto in Basic e io gli mostrai EasyWriter. Lui ne stava facendo uno in Integer Basic [il primo interprete Basic dell’Apple I e II]

SdA: E il tuo?
JD: Il mio era scritto in Forth. E tutto il codice per lo scrolling era in assembly. Era molto veloce. Gli adattammo una VMI, una Virtual Machine Interface. Di questi tempi si userebbe il termine ‘driver’, video driver. Ne preparammo una per la scheda VIDEX.

SdA: Che cos’era?
JD: La Videx era una scheda di espansione video a 80 colonne per l’Apple II.
In seguito facemmo la versione per il PC di IBM. FU necessario solo adattare il programma al video degli IBM.

SdA: Quindi ti sei dedicato al più remunerativo mercato IBM…
JD: Beh, sai, all’inizio quando uscirono i PC di IBM non erano così diffusi, c’erano in giro molti più Apple.

SdA: Cosa fai adesso?
JD: Lavoro per un’azienda chiamata En2go. Ci occupiamo di distribuzione dei contenuti, di trasmettere video sul desktop degli utenti. Contenuti come film, intrattenimento, giochi, musica, animazioni 3D. Sono il CTO della En2go, il responsabile tecnico in capo di cinque team software della che lavorano in ambiti specifici.

SdA: Vi occupate solo di software o fate anche hardware?
JD: Software e hardware. In realtà al momento ci dedichiamo perlopiù al software ma abbiamo un dispositivo chiamato Flixo: è un sistema di distribuzione di video [in HD] per Macintosh, per il desktop del Mac.

SdA: Solo per Macintosh?
JD: Stiamo lavorando anche su una versione per PC con Windows ma siamo ancora agli inizi.

Captain Crunch campingSdA: Da questo deduco che usi Macintosh… come mai?
JD: Per l’interfaccia e per Mac OS X. Sviluppiamo con Cocoa, l’ambiente di sviluppo Xcode. Cocoa è Objective C.

SdA: …facilita il lavoro?
JD: Proprio così, è uno sballo. Uno sballo totale. Viene da NeXT. Il codice era di Jobs e se l’è portato in Apple. Ora è parte di Xcode e di Cocoa.

SdA: Avevi già usato NeXT Step?
JD: Sì, certo. L’ho usato quando uscì, è da lì che conosco Cocoa.

SdA: E per Windows?
JD: Lì usiamo, com’è che sia chiama… ah, Visual C++.

SdA: Oltre al lavoro hai qualche progetto personale?
JD: Progetti personali… ah, beh sì, sto facendo Crunch TV. È una serie di trasmissioni per uno dei canali di Flixo. Al momento si può trovare su www.crunchtv.net dove c’è il primo episodio da guardare come e quando si vuole.

SdA: E poi che cadenza avrà?
JD: Non è stato ancora deciso. Dovremmo spostare lo studio da Las Vegas a Hollywood. Abbiamo parecchio materiale già filmato ma è da montare. E non ho voglia di farlo io. Dovremo trovare qualcuno.

Si ringrazia l’associazione culturale Metro Olografix, Massimo “manray” Politi per il contatto e le fotografie e Salty Dog per la decifrazione di alcuni termini tecnici.
Nota: una versione preliminare di questa intervista è apparsa in Italia sulle pagine di Hacker Journal 159

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