Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Documentare il Macintosh – Intervista a Caroline Rose

Caroline Rose è entrata nel team di sviluppo del Macintosh nel giugno 1982.
Caroline Rose at DevelopAnche se non compare in nessuna delle foto ufficiali, interviste o materiale promozionale dell’epoca, i suoi meriti nel campo dello sviluppo del software per Macintosh sono indiscutibili e celebrati in più occasioni.

Caroline ha ricoperto il ruolo di redattrice tecnica del Mac presso Apple, supervisionando e in gran parte scrivendo in prima persona i primi tre tomi di “Inside Macintosh“, la guida ufficiale rivolta agli sviluppatori terzi di software uscita nel 1985. Il suo approccio sistematico e la ricerca della massima chiarezza hanno inoltre giovato anche agli sviluppatori Apple, alcuni dei quali, in seguito alle domande e osservazioni di Caroline, hanno riscritto parti del loro software migliorandolo notevolmente.

Dopo aver lasciato Apple nel 1986 è stata presso NeXT, dove ha curato il lato editoriale, ed in seguito è tornata a Infinite Loop per assumere la direzione di una rivista per sviluppatori di software per Mac. Negli ultimi anni lavora come autrice e redattrice freelance di documentazione tecnica.

In occasione del venticinquennale del Macintosh abbiamo contattato Caroline, che ha gentilmente acconsentito a rispondere ad alcune domande parlando del suo lavoro come coadiuvatrice dello sviluppo di e per il computer “for the rest of us”.

Storie di Apple: Ci puoi raccontare come hai cominciato a lavorare per Apple?

Caroline Rose: Quando venni contattata lavoravo alla Tymshare situata a un isolato di distanza da Apple. Erano in difficoltà con una persona che non afferrava i dettagli tecnici laddove io non solo avevo esperienza di scrittura di documentazione ma anche di programmazione. Aveva fatto il mio nome una persona con cui avevo lavorato in Tymshare ed era poi passata ad Apple. Così il colloquio è stato molto rapido (ed il resto è storia ;-).

In realtà prima ancora avevo fatto un colloquio come autore di documentazione per la divisione Apple II ma, in parte per la mia esperienza come programmatrice, guadagnavo ben più dei loro autori così non mi fecero un’offerta. A differenza del gruppo Macintosh, lì non erano interessati a persone di successo. Fu sconfortante. Sono lieta che alla fine fu Apple a chiamare me invece che aspettare un nuovo contatto da parte mia.
Inoltre, come retroscena, c’è che sono stata tra le prime persone ad usare un mouse, quando alla Tymshare ho lavorato con l’inventore, Doug Engelbart. Sempre lì ero anche tra i primi utenti di ARPAnet (rete precursore di Internet) di cui Tymshare era uno dei primi nodi.

SdA: Hai lavorato per Apple sia negli anni Ottanta e gli anni Novanta: che differenze hai trovato?

CR: Si è trattato di due periodi lavorativi completamente diversi (inframmezzati da quello a NeXT). Lavorare nel team che stava creando il Macintosh è stato incredibilmente coinvolgente. Sia l’energia creativa che lo stress erano ad alti livelli. Sentivamo davvero che ciò a cui stavamo lavorando avrebbe cambiato il mondo.
Develop logoQuando invece sono tornata per occuparmi di “develop“, la rivista di Apple per sviluppatori Mac [a partire dal numero 6, nda], il Mac era diventato un prodotto affermato (ed era in acerrima competizione con i PC con Windows). L’azienda era molto cresciuta e l’eccitazione di lavorare nell’ambito del Mac non era equiparabile a quella degli inizi. Ma io comunque amavo il computer e l’azienda ed essere la responsabile di “develop” è stato un compito creativo e stimolante senza particolari dosi di stress.

SdA: Com’è stato lavorare in NeXT? Ho letto che rispondevi direttamente a Steve Jobs.

Caroline Rose in the early NinetiesCR: Per gran parte del periodo come Manager delle pubblicazioni presso NeXT, il mio diretto superiore era Bud Tribble, responsabile in capo dello sviluppo software. Tuttavia, come con il team del Macintosh, Steve era coinvolto in prima persona in tutto ed era in contatto con varie persone nell’azienda a prescindere dal livello a cui si trovavano.

È raro trovare persone che hanno lavorato alle dipendenze dirette di Steve Jobs e che vogliono parlare dell’esperienza. Penso sia abbastanza noto che era (meritatamente) sia ammirato che temuto. Ed è tutto ciò che intendo dire in merito.

SdA: Ci sono ricordi particolari o storie curiose della tua permanenza in Apple o in NeXT?

CR: La risposta ad entrambe è sì, ma la risposta sarebbe molto lunga. Magari un giorno potrò raccontare tutto in un libro.

SdA: Durante la lavorazione di “Inside Macintosh” hai mai percepito come un senso di responsabilità?

Develop logoCR: In effetti è stata una grossa responsabilità. Specialmente perché dato il nuovo [per l’epoca] modello punta-e-clicca, gli sviluppatori non erano in grado di giungere da soli a un sistema per scrivere software per il Mac. È stato frustrante non essere riusciti a finire prima “Inside Macintosh” ma abbiamo incontrato numerosi ostacoli; in primi i numerosi cambiamenti nel software [di sistema]. Inoltre, dato che non potevo scrivere tutto io, mi sono presa la responsabilità che quanto scritto fosse accurato e chiaro. Non penso sarebbe stato meglio se avessimo reso disponibile della documentazione un po’ prima ma di livello molto peggiore.

SdA: A cosa stai lavorando attualmente? Qualcosa in ambito Mac o per prodotti Apple?

CR: Curo la supervisione di ebook per TidBITS, che è al servizio della comunità Apple/Mac da quasi due decenni, ed ho appena finito la documentazione per un software per iPhone creato da una delle persone che hanno lavorato al Mac. Gran parte del mio lavoro da libera professionista è stato per ex colleghi Apple anche se non tutto su piattaforma Apple. questo perché molti di loro hanno dovuto passare a quello che chiamavamo il “Lato oscuro”. Ad ogni modo sono felice di aver potuto fare tutto il lavoro degli ultimi anni (sono ormai dodici) su un Mac.

Caroline Rose with Andy Hertzfeld in 2008

Confesso che non mi dispiacerebbe avere più lavoro. Soffro gli effetti della crisi economica; quando le aziende devono ridurre le spese, una delle prime cose a saltare è la loro cura della qualità dei testi. Sembrano non capire che un po’ di “stile” può rendere il tutto più professionale e aiutarli, nel lungo termine.

Nota: le prime quattro immagini sono “courtesy of Apple” e sono tratte dal suo sito web. Per la quinta, il (c) è di Caroline Rose e Andy Hertzfeld, che si ringrazia.

Articolo originariamente pubblicato su Applicando di dicembre 2009

1 Comment
  1. Personaggio notevolissimo questa Caroline, che vedo affine al tuo modo di approcciarsi all’informatica, alla documentazione e alla divulgazione … sbaglio?

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