Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Due regali tutti da aprire

Non fu sicuramente una mossa banale o prevedibile quella che portò nel 2000, l’azienda “chiusa” per eccellenza, Apple, a rilasciare tecnologia ed addirittura la base del suo sistema operativo.

Come on in, we are openPer gli annali di Cupertino il 5 aprile di sette anni fa rappresenta un punto di svolta con cui Apple confermava il nuovo corso e iniziava un esperimento che la porterà, tra alti e bassi, ad interagire con il mondo e le comunità del software “open”, offrendo sia Darwin 1.0 che un aggiornato Darwin Streaming Server.

Avendo basato il suo nuovo OS sulle tecnologie e filosofie NeXT, Apple si trovava ad avere messo le mani sul patrimonio di BSD generando una variante.
HexleySeppure non costretta dalla licenza molto permissiva di quest’ultimo, l’azienda aveva deciso di tentare sviluppatori e smanettoni iniziando a rilasciare in forma di codice sorgente, sia per PPC che Intel, l’humus di Mac OS X in forma a sé stante, arricchendo al contempo il “bestiario” dei sistemi Unix-like con una nuova creatura (un ornitorinco, per la cronaca).

L’altro oggetto rilasciato in dono era una versione server, la prima di una lunga serie, open source del software di streaming per QuickTime, con cui l’azienda sperava, in un misto di furbizia e previdenza, di espandere ulteriormente la diffusione della sua soluzione audio/video. Sopratutto nel campo dei server era necessario aprirsi al futuro e provare a invadere anche altri campi: il software di streaming era perciò disponibile anche per Windows NT che nelle dichiarazioni di Philip Schiller si aggiungeva a piattaforme come FreeBSD, Linux e Solaris.

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