Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

I primati del PowerBook serie 500

Ci sono momenti nella storia di Apple in cui sono state fatte delle scelte nuove che hanno anticipato radicalmente i tempi o mostrato strade diverse. È sicuramente merito della dimensione di Apple ma anche di una cultura insita all’azienda, che sin dai tempi di Wozniak ha operato scelte spesso coraggiose e insolite rispetto al resto del mercato. Esempi sono l’adozione dei floppy da 3,5 e poi nel 1997 la loro dismissione o l’adozione della SCSI nei primi Macintosh e la scelta di passare, in occasione del lancio dell’iMac, alle connessioni USB per tutte le periferiche.

Uno di questi momenti di innovazione è rappresentato dall’introduzione del Powerbook serie 500 nel maggio 1994.

Sviluppato con il nome in codice “Blackbird”, il 500, disponibile in cinque varianti (di cui una esclusiva per il Giappone), vanta vari primati rispetto alla concorrenza ma anche ai Mac portatili che lo hanno preceduto.

Forse la maggiore novità è la comparsa del trackpad a sfioramento invece della trackball: accolto inizialmente con perplessità il trackpad è poi divenuto uno standard tutt’ora in uso.

Altre novità furono un sistema di moduli di espansione, che permetteva di avere un’autonomia all’epoca inedita (circa sei ore) montando due batterie, così come era inedita la capacità di queste ultime di comunicare il loro status al sistema operativo.

Degno di menzione è anche il supporto allo slot PC Card (PCMCIA), come capacità video e audio di tutto rispetto con circuiteria per suono a 16bit a 44.1KHz con altoparlanti stereo, colore a 16-bit (sul modello 540c) e ancora una porta Ethernet (anche se con presa AAUI che necessitava di un adattatore) e un potente processore Motorola 68040 processore montato su daughter card (e quindi aggiornabile in seguito a PowerPC).

Questi ed altri dettagli, come una batteria di backup con autonomia in sleep di 10 minuti o la presenza di una tastiera regolare con 12 tasti funzione, hanno reso la serie 500 una delle più fortunate della storia di Apple.

Cumulativamente dei cinque modelli 520, 520c, 540, 540c e 550c sono state prodotti 600’000 unità, esattamente il doppio della serie 5300 che lo sostituì (parzialmente) nel 1995.

Il successo del Powerbook 500 oltre che a meriti tecnici si deve però anche al suo design di cui fu artefice Daniele De Iuliis, ideatore in seguito anche del Powerbook G4.

Posto di fronte al successo della serie 100, spartana e lineare, e assistito da Lawrence Lam, De iuliis decise di muoversi in una direzione completamente opposta, creando forme apparentemente asimmetriche e svasate, anticipatrici per molti versi dell’eMate e del Powerbook G3.

Grazie all’uso del CAD il Powerbook 500 ha potuto godere di una progettazione curatissima con soluzioni che sposano estetica e funzionalità. Due esempi di questa cura sono l’elegante griglia perforata di aerazione sulla giuntura del monitor o gli angoli in cui erano nascosti gli speaker che si avvolgevano il resto del portatile al momento della chiusura approfittando della riduzione di volume sui poggiapolsi. Questi equilibri originali e coraggiosi fruttarono ad Apple una pletora di premi per il design, tra cui nel 1995 anche quello dello SMAU.

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su “Applicando” numero 271 del dicembre 2008

L’immagine del PowerBook 540 è tratta da Apple-History.com.

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