Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Il Jonathan Computer

Verso la fine del 1984 Apple aveva all’incirca il 15% del mercato dei personal computer e Steve Jobs, John Sculley erano alla ricerca di modi per incrementare le vendite senza però erodere i margini di profitto.
Il designer Tony Guido ricorda che la questione era:

come portare il Mac su più scrivanie possibile, senza concederlo in licenza, e al contempo attirare l’utenza DOS?

Nello stesso periodo, l’ingegnere hardware John Fitch, concluso il lavoro sul IIgs, era preoccupato dalla mancanza di un prodotto che proseguisse la linea Apple II. Fitch voleva progettare un computer con il nuovo processore Motorola 68030, abbastanza potente da supportare applicazioni professionali e adatto sia al mercato casalingo che a quello aziendale.

Influenzato dal concetto di architettura “aperta” dell’Apple II, Fitch propose un approccio modulare. Progettò una “spina dorsale” hardware per le operazioni base e l’I/O, a cui l’utente poteva aggiungere una serie di moduli “a libro” per far girare software per Apple II, Mac, UNIX e DOS, più altri moduli per connettività e archiviazione dei dati. In questo modo clienti neofiti, intermedi e di fascia alta avrebbero potuto sfruttare lo stesso hardware di base, configurando e potenziando la propria macchina nel corso del tempo.

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Apple avrebbe potuto produrre la spina dorsale a poco, pubblicando o concedendo in licenza le specifiche per garantire un’ampia adozione. E soprattutto avrebbe potuto offrire compatibilità sia con il Macintosh che con DOS/Windows, dando agli utenti PC l’occasione di “cambiare schieramento”, provando il Macintosh e adottandolo, o usando entrambi i sistemi sulla stessa macchina.

Fitch chiamò il suo progetto “Jonathan” e chiese a Helmut Esslinger, Guido e il team di frogdesign di aiutarlo a realizzare il modello fisico da presentare alla dirigenza. Esslinger inizialmente fu scettico, ma poi si convinse e sviluppò la metafora dei “libri sulla mensola”, comprendendo che, a differenza dei computer convenzionali, Jonathan avrebbe potuto avere un aspetto non solo diverso, ma sempre più imponente all’aumentare della potenza.

Dopo otto mesi di sviluppo, un modello di Jonathan venne svelato alla dirigenza Apple nel giugno 1985. La prima reazione fu di sorpresa. Il design dall’aspetto militare, con superfici lisce, angoli netti, fenditure verticali intorno alla base e l’uso di un sensazionale colore nero con grafiche bianche non assomigliava a nulla di quanto già visto in Apple.

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Il progetto del Jonathan Computer fu ritenuto troppo avanzato e rischioso. Jean-Louis Gassée, che a quei tempi era il VP del Product Development, fece notare che l’azienda avrebbe dovuto vendere due o tre Jonathan per ottenere il profitto generato da un singolo Macintosh II. Inoltre, l’amministratore delegato John Sculley temeva che Jonathan potesse rivelarsi un Cavallo di Troia al contrario. Una volta che Mac e DOS fossero stati disponibili sulla stessa piattaforma, era anche possibile che più utenti Apple passassero a DOS che non il contrario. Questo sarebbe stato un problema per il Mac, che doveva ancora fare presa sul mercato e che avrebbe trovato la sua meritata (e redditizia) nicchia l’anno successivo, grazie al DeskTop Publishing.

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La presentazione di giugno segnò quindi la fine del progetto, ma non del lavoro fatto da ingegneri e designer. In seguito Apple utilizzò il lavoro di Fitch nel suo Mac top di gamma, il IIfx, e alcuni elementi stilistici furono incorporati da frogdesign nel primo stile unificato dei prodotti Macintosh, noto come SnowWhite.

Note: Le prime due immagini sono tratte da “Design Forward”, edito ARNOLDSCHE Art Publishers, e copyright di Hartmut Esslinger e del team frog(design). L’ultima immagine è di Dan Lieberman, su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic, per cui ringrazio Blake Patterson di The Byte Cellar

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