Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Il lungo addio di Apple al tubo catodico

Nel maggio del 2001 Apple annunciò l’intenzione di diventare il primo rivenditore di computer a “passare ad una linea di monitor professionali interamente composta da schermi piatti LCD“.

AppleIn quella data, l’azienda californiana dismise il suo ultimo monitor esterno a tubo catodico, l’Apple Studio Display 17″ CRT (Cathode Ray Tube), lanciato meno di un anno prima, nel luglio del 2000, e lo rimpiazzò con lo Studio Display 17″ LCD. Il nuovo schermo, offerto negli Stati Uniti a un prezzo molto competitivo di 999 dollari, si posizionò tra due modelli che già usavano i cristalli liquidi. Come top di gamma c’era l’Apple Cinema Display da 22 pollici che costava 2499 dollari mentre all’altro estremo c’era l’Apple Studio Display 15″ LCD, venduto a 599 dollari e rinnovato nell’aspetto, reso simile a quello degli altri due modelli grazie all’adozione dello stesso design.

Il tono del comunicato stampa sembra suggerire che Apple avesse completato la transizione verso gli schermi a cristalli liquidi abbandonando in toto la vecchia e poco efficiente tecnologia CRT. La verità era ben diversa: nel 2001 a Infinite Loop si era ancora lontani da questo obiettivo e occorsero diversi anni affinché tutti i prodotti Macintosh si affrancassero dal tubo catodico.

La transizione era iniziata nel marzo del 1998 con l’esordio dell’Apple Studio Display 15″ LCD.
PowerMac G3 Blue & White with Apple Studio Display 15 - 1998Proposto inizialmente a 1999 dollari, era stato progettato per l’utilizzo con il PowerMac G3 Blue & White e realizzato con la stessa plastica semitrasparente. L’Apple Studio Display 15″ LCD fu il primo monitor LCD desktop di Apple e l’azienda evidenziò i molti vantaggi rispetto ai monitor tradizionali: la maggiore luminosità e nitidezza, il contrasto più elevato, l’ingombro e il peso notevolmente ridotto nonché il risparmio energetico.

Dopo i display esterni, all’inizio del 2002, fu la volta di svecchiare l’iMac. La nuova generazione, dotata di processore G4, aveva una forma ispirata ad un girasole, o più prosaicamente ad una lampada snodabile: in cima al suo braccio c’era uno schermo piatto a cristalli liquidi.

eMacMa neppure questo fu l’epitaffio della vecchia tecnologia: Apple non solo continuò a vendere per diversi mesi i vecchi iMac G3 a 500 e 600 MHz, ma propose un nuovo Macintosh economico che incorporava un monitor a tubo catodico da 17 pollici. Era l’eMac, che finì per andare molto oltre il suo ruolo iniziale di computer per il settore della formazione, e venne proposto al grande pubblico come “il più accessibile degli hub digitali”. Il suo successo continuò per alcuni anni, portando a cinque evoluzioni del modello, e fu solo nell’ottobre del 2005, con il ritiro di questo Macintosh dal mercato, che la transizione verso gli LCD poté dirsi conclusa e Apple diede davvero l’addio ai CRT.

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