Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Il Macintosh di Prince in Graffiti Bridge

Nelle sequenze di apertura e chiusura di “Graffiti Bridge” Prince, regista e protagonista del film, viene mostrato intento a lavorare sulla sua musica, davanti allo schermo di un Macintosh compatto.

A Mac in Graffiti Bridge 01 zoomSe nel 1986, in “Purple Rain”, Prince componeva al pianoforte e con spartiti di carta, sei anni dopo, nel seguito non ufficiale del film, la tecnologia la fa ormai da padrone e il musicista di Minneapolis ha nel suo antro, la stanza sotto il palco del locale “Glam Slam”, un “computer for the rest of us”.

Anche se le riprese del Mac sono tutte nella semioscurità e la macchina da presa ci concede un primo piano solamente dello schermo, è evidente che si tratta di un modello compatto.
Proviamo a indovinare quale.

Cominciamo subito con lo scartare il Mac originale, del 1984, che con i suoi 8 MHz e soli 128k di RAM è sottodimensionato per fare musica. Lo stesso ragionamento si può fare per il Fat Mac, che è del 1985 ma che rispetto al primo Mac aveva solo più memoria RAM. Da scartare anche il Classic, che poteva montare sino a 1MB, ma che aveva sempre la stessa CPU e che soprattutto venne lanciato giusto un mese prima dell’uscita del film.

La rosa si riduce perciò a soli tre modelli: il Mac Plus, l’SE e l’SE/30. Fortunatamente nei pochi secondi in cui il Mac è ripreso si scorge un dettaglio che aiuta nell’identificazione: lo slot del drive per i floppy è in basso. Questo particolare esclude il Plus che come tutti i primi modelli aveva il drive in una posizione a metà tra base del computer e il bordo dello schermo. Di contro l’SE aveva un’ampia zona libera sotto lo schermo ornata da linee orizzontali di fuga e in cui poteva alloggiare anche un secondo drive.

È altamente probabile che quello che si vede nel film sia un Mac SE, messo in commercio nel marzo 1987, oppure il più potente SE/30, che è del gennaio 1989. Il Mac è nella versione a un solo floppy, quindi ha un disco fisso interno e uno esterno, su cui il Macintosh è poggiato.

Passiamo ora al software.
In un’inquadratura si vede abbastanza bene l’interfaccia del programma, un sequencer, nonché il titolo del brano a cui Prince sta lavorando, “Can’t Stop This Feeling I’ve Got”, incluso nella colonna sonora (ma non nel film).

A Mac in Graffiti Bridge 00

Purtroppo all’epoca il sistema operativo del Mac, il System, non indicava il nome del programma in esecuzione ma solamente l’icona, in alto a destra.

Mi è però venuto in aiuto l’amico Paolo Tramannoni che ha subito riconosciuto l’applicazione. Prince usa Performer della Mark of the Unicorn (MOTU). Il programma è nella sua versione MIDI-only e non potrebbe essere altrimenti dato che le funzioni per l’audio digitale sono arrivate proprio nel 1990, quando il software ha cambiato nome in Digital Performer.

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