Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Il Newton: l’idea giusta al momento sbagliato?

NewtonPer Apple doveva essere la più grande opportunità mai avuta dal lancio del Macintosh e un’occasione di reinventare l’azienda stessa. Ma dopo dieci anni di sviluppo, oltre cento milioni di dollari spesi e solo 300000 esemplari venduti in cinque anni, fu chiaro che il Newton non era un altro dispositivo “for the rest of us” e tantomeno rappresentava il futuro di Infinite Loop.

Il progetto era iniziato nel 1987 come ambiziosa piattaforma di pen computing. Nel 1991 dimensioni e mire si erano ridotti dopo che il Product Marketing Manager Michael Tchao aveva ottenuto dall’amministratore delegato di Apple John Sculley di focalizzare gli sforzi su un dispositivo più piccolo, di cui la prima versione venne lanciata nel 1993. Nel 1998 il CEO ad interim Steve Jobs archiviò il capitolo Newton ritirando gli ultimi prodotti ad usarne la tecnologia, il megapalmare MessagePad 2100 e il portatile eMate 300.

Il Newton non era riuscito ad affermarsi ed una Apple sull’orlo del baratro aveva deciso di investire tutte le risorse e i fondi nell’evoluzione del Mac e in un nuovo sistema operativo basato su quello di NeXT. Tchao aveva lasciato l’azienda di Cupertino nel 1994 ed altrettanto avevano fatto i due principali progettisti software, Steve Capps e Walter Smith, che nel 1996 si erano accasati presso Microsoft.

NewtonRealizzare un assistente digitale personale e compatto si era rivelato un obiettivo “troppo ambizioso”, come avrebbe concluso Sculley alcuni anni dopo, ammettendo che la prima versione del software di riconoscimento della scrittura non funzionava granché bene e questo aveva danneggiato irrimediabilmente l’immagine del Newton.

Altrettanto problematico era stato il fattore time to market. Sculley aveva presentato il concetto del PDA (Personal Digital Assistant) nel 1991 e ci vollero due anni prima che venisse messo in commercio il primo, acerbo, Newton MessagePad. Apple non era riuscita a rispettare le scadenze prefissate e perse tempo a individuare ed elaborare una strategia efficace per i nuovi dispositivi che non interferisse con le vendite dei Mac. Il risultato di questi ed altri fattori, fu che – come successo con i PC – un prodotto concorrente meno potente, più economico e abbastanza buono – questa volta il Palm Pilot – conquistò il nuovo mercato che il Newton aveva contribuito a creare.

Ci vollero quasi dieci anni perché Apple presentasse un prodotto paragonabile, ovvero l’iPhone. Ma nel 2007 il mercato era molto più maturo ed Apple era pronta, forte dei successi dell’iPod. Basato su un’evoluzione del chip ARM usato nel Newton, l’iPhone e il suo software rivoluzionò il mercato ed Apple stessa, vendendo in cinque anni quasi duecento milioni di esemplari, facendo da apripista per altri prodotti e facendo tornare ad Infinite Loop il figliol prodigo Michael Tchao.

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