Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

La nascita di Photoshop

Verso la fine del 1988, John e Thomas Knoll strinsero un accordo con Steve Schaffran, fondatore e direttore generale di Barneyscan, una giovane azienda californiana che aveva appena prodotto uno dei primi scanner a 24 bit per pellicole a colori.

Nei due anni precedenti i fratelli Knoll avevano ideato e sviluppato un programma che non solo era in grado di di visualizzare immagini sullo schermo di un Macintosh (un Mac Plus inizialmente), ma permetteva anche di modificarne le dimensioni, contrastare, sfocare, schiarire, scurire i colori, regolare l’istogramma attraverso le curve, ed effettuare “decine di altre fantastiche trasformazioni”.

barneyscanxp-boxTra le funzioni del software, come fa notare Schaffran, la più utile era la conversione di un’immagine a colori “dallo spazio colore rosso, verde e blu dello schermo del computer a quello ciano, magenta, giallo e nero necessario per la creazione delle pellicole per la stampa a colori“.

Nel marzo 1989 la versione 0.65 del programma, rinominato per l’occasione Barneyscan XP, iniziò ad essere venduta a corredo dello scanner per pellicole Barneyscan. Questi due prodotti trasformavano il Macintosh in un potente strumento per acquisire e ritoccare immagini a colori, che sebbene portasse a un esborso complessivo di 15000 dollari, costava una frazione del prezzo di analoghe soluzioni utilizzate nell’industria della stampa fino a quel momento.

Barneyscan XP, più apprezzato dell’hardware con cui era venduto, non era altro che la prima incarnazione e distribuzione commerciale di un programma che, undici mesi più tardi, sarebbe stato pubblicato nuovamente e avrebbe avuto un impatto ben diverso sul mercato.

Dietro consiglio del suo direttore artistico, la software house Adobe decise di acquistare dagli Knoll una licenza per commercializzare il software, inizialmente in una versione semplificata. Così, nel febbraio 1990, comparve sul mercato la prima release di Adobe Photoshop, adottando l’ultimo dei nomi scelti originariamente da Thomas, che ne era anche l’unico programmatore.

adobephotoshop2-scatolaPhotoshop 1.0 era privo delle funzioni di regolazione avanzata del colore presenti in Barneyscan XP, ma le potenzialità del programma crebbero ad ogni successiva versione, con l’aggiunta di colore CMYK, canali a 16 bit, tracciati, rasterizzazione dei file EPS, livelli e, soprattutto, del supporto alla piattaforma Windows (nel 1993, tre anni dopo quella per Macintosh).

Nel giro di pochi anni Photoshop divenne lo standard industriale de facto, tuttora ineguagliato, che ha rivoluzionato la fotografia, il graphic design, l’editoria, l’architettura, la pubblicità, la moda ed diventò sinonimo del ritocco e della manipolazione (spesso eccessivi) delle immagini attraverso il computer.

Si ringrazia Serena Di Virgilio per la traduzione del testo dall’inglese e per le foto della confezione di Photoshop, dall’archivio di Storie di Apple.
L’immagine della confezione di Barneyscan XP è di Steve Schaffran ed è tratta dal sito www.tiempodeingenio.com

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