Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

La rinascita di Slackintosh – Intervista a Marco Bonetti

Un ruolo importante nel rilancio di Slackintosh è ricoperto dall’italiano Marco Bonetti che è ovviamente utente Apple oltre che appassionato Linux.

Slackintosh con il Window Manager KDEDopo quella a Adrian Ulrich ecco perciò qualche domanda e risposta anche con Marco, che ringraziamo oltre che per il lavoro che sta facendo anche per la disponibilità a coordinare queste interviste sulla rinascita di Slackintosh.

Storie di Apple: Un paio d’anni fa Slackintosh sembrava avesse tirato i remi in barca. Cosa è successo?
Marco Bonetti: Slackintosh aveva tirato i remi in barca :-)
Dopo una ottima e completa Slackintosh 8.1, Russel Kroll ha provato a rilasciare una 9.1, fermando il lavoro praticamente all’inizio (erano disponibili i pacchetti fondamentali dei set a/ e d/, qualcosa di l/ e non molto altro).

Storie di Apple:Come e quando sei subentrato?
Marco Bonetti: Durante il 2004 stavo usando il ramo unstable di gentoo/ppc, viaggiando ancora con il 56K al tempo mi affidavo alla rete della mia università per scaricare gli aggiornamenti giornalieri. Dopo i mesi della pausa estiva, mi sono ritrovato con circa 2GB di aggiornamenti da scaricare e compilare, che mi hanno fatto decidere rapidamente di cambiare distribuzione. Fino all’inizio del 2005 è stato un continuo test di distribuzioni per PowerPC, oscillando tra l’appena nata Ubuntu e la YDL, purtroppo nessuna di quella mi forniva lo stesso “feeling” che avevo con la Slackware di casa.
Da qui la decisione: dopo aver re-installato una gentoo minimale ho creato una chroot dove installare i pacchetti Slackintosh ancora disponibili e mi sono dato all’aggiornamento del lavoro interrotto, per poi passare a una Slackintosh vera e propria, sfortunatamente senza cd di installazione (usavo ancora quello della gentoo, ma non ditelo ad Adrian :-P ).
È stato un mio amico che mi ha fatto notare come ci fosse qualcun altro che stesse facendo il mio stesso medesimo lavoro, al che intorno ad aprile 2005 ho scritto una mail ad Adrian: lui aveva un cd bootabile e un sito, io i pacchetti mancanti, la collaborazione è stata immediata.

SdA: Che rapporto c’è con i curatori precedenti?
MB: Kroll l’abbiamo contatto sia individualmente durante le nostre
sperimentazioni, sia in seguito, quando il progetto cominciava a crescere, a quel punto ci ha affidato la completa direzione dei lavori, come potete notare dalla vecchia pagina http://slackintosh.exploits.org/ [che ridireziona a quella nuova, ndSdA]
Da allora non l’ho più sentito, ma devo ammettere che se non avesse iniziato e lasciato un lavoro incompiuto per i posteri, probabilmente non avrei mai deciso di prendere questa strada :-)

SdA: A chi si rivolge Slackintosh?
Slackintosh con il Window Manager GnomeMB: Slackintosh (quella nuova) si rivolge a tutti i possessori di un computer Apple di tipo New World a 32 bit, tecnicamente i programmi sono pienamente compatibili anche con gli Apple Old World, la PlayStation 3 e tutte le altre macchine powerpc come gli IBM pSeries o le EFIKA evaluation boards della Genesi. Sfortunatamente l’hw a nostra disposizione si limita al primo tipo di macchine descritto, quindi possiamo fornire supporto per il boot solo su quelle, ma una volta avviato un kernel sopra le altre macchine non c’è alcuna limitazione per l’esecuzione dei nostri programmi. Un nostro utente è riuscito ad avviare Slackintosh su un G3 Old World via bootx, sfortunatamente non si è più fatto sentire :( un howto sarebbe stato veramente utile.

SdA: Che prospettive ha dopo l’abbandono di Apple dei processori PowerPC?
MB: Come ex-Apple fan boy sono un po’ scontento del passaggio a Intel: i PowerPC sono più lenti ma i loro consumi sono estremamente più bassi. Al contrario, come sviluppatore, sono decisamente favorevole: il passaggio a Intel significa una crescita del nostro bacino di utenze e delle altre (poche) distribuzioni per PowerPC.

SdA: Quanti sono gli utenti? Di che tipo?
MB: purtroppo non so quantificare la nostra utenza. Da quello che vedo il nostro utente medio è un utente Slackware che vuole ottenere lo stesso “feeling” su una macchina Apple. Siamo una distribuzione ancora di nicchia ma ho avuto l’impressione che con l’uscita della Slackintosh 12.0 ci sia stata una forte crescita delle richieste manon so dirti perché.

SdA: Arriva feedback? Di che tipo?
MB: Il feedback ha intesità variabile: la comunità non è ancora cresciuta al punto di auto-aiutarsi attraverso la mailing list utenti, ma quando qualcuno ha bisogno di aiuto per sperimentare, il dialogo è molto fitto: queste “fiammate” di interesse ci hanno permesso di portare avanti alcuni progetti molto interessanti, come il tuning del nostro kernel di default per poter bootare gli xserve, la creazione di una toolchain biarchitettura a 32bit e a 64bit per i G5 o il boot sul G3 Old World di cui dicevo prima.
Credo che il lavoro più interessante sia anche stato quello fatto da Thorsten, un nostro utente, con il port del progetto Freerock GNOME, seguito a ruota da un gruppetto di utenti che nella migliore tradizione Slackware mettono a disposizione repository personali con SlackBuild e pacchetti precompilati.

SdA: Per chi volesse provare o usare Slackintosh, qual’è l’hardware Apple più adatto?
MB: Sicuramente un New World, dal G3 in poi vanno bene tutti. Se si ha voglia di sperimentare basta una scheda madre con un processore PPC di qualsiasi tipo :-)

SdA: Qual’è un tuo consuntivo di questio periodo di cura del progetto?
MB: Ottimo: usare una distribuzione che si è costruita con le proprie mani ti fa sentire veramente bene, sapere che qualcun altro la trova utile non ha prezzo :-)

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