Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

L’estate in esilio di Steve Jobs

Il 31 maggio del 1985 Steven Paul Jobs venne privato di tutti i poteri decisionali e esecutivi e relegato nel palazzo più distante del campus Apple.

Jobs e Sculley, il dinamico duoJobs era uscito perdente dallo scontro con l’Amministratore Delegato John Sculley, da lui assunto due anni prima, e il risultato fu che gli vennero assegnati ruoli innocui e puramente di rappresentanza: presidente di Apple e incaricato del “global thinking” dell’azienda.

Il suo allontanamento dai luoghi del potere di Apple era anche fisico: l’ufficio di Jobs venne infatti spostato dalla struttura Bandley 3 a Bandley 6, un piccolo palazzo quasi completamente vuoto che in seguito venne soprannominato “Siberia”.

In un’intervista a Playboy dello stesso anno Jobs dichiarò: “Mi sento come se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco e tolto il respiro. Ho solo trent’anni e voglio avere una possibilità di continuare a creare. So di avere l’energia per fare almeno un altro grande computer. Ma Apple non intende darmi quest’opportunità.”

Il dirigente e amico Jay Elliott ricorda che Jobs rimuginò ancora per un po’ su un sistema per riprendersi l’azienda che aveva cofondato ma infine decise di vendere “tutte le sue azioni tranne una” e il suo patrimonio netto “si tradusse in duecento milioni di dollari in banca”.
Poi, come scrive anche il progettista Andy Hertzfeld, Jobs passò gran parte dell’estate senza un progetto o una meta particolari, dedicandosi a viaggiare (pare anche in Italia) e cercare di capire su quale fosse la mossa seguente da fare.

A Jobs era ormai chiaro che la sua visione era inconciliabile con quella del consiglio di amministrazione e che doveva trovare una sua strada diversa da quella di Apple. Al ritorno dai suoi viaggi andò a trovare Paul Berg, premio Nobel per la chimica, e docente all’università di Stanford con cui aveva parlato anni prima a proposito di “un personal computer così potente da consentire agli studenti di condurre esperimenti virtuali troppo complessi per svolgerli in un laboratorio universitario”. I tempi erano maturi e nelle università, secondo Jobs, c’era “un ampio mercato” per quel tipo di computer.

Il 14 Settembre Jobs avrebbe annunciato che lasciava Apple e cominciato una nuova fase della sua vita e della sua carriera. Una “NeXT phase” in cui avrebbe imparato molte lezioni e sarebbe maturato come imprenditore e leader. Avrebbe costruito le basi del suo ritorno, quando forte di esperienze, competenze e tecnologie riportò in auge l’azienda che lo aveva estromesso.

Immagine tratta da www.macworld.it

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