Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

MacCharlie, una fetta di IBM per il Macintosh

Sin dall’esordio del Macintosh una delle spine nel fianco per gli utenti e l’azienda di Cupertino è stata la “compatibilità” con la piattaforma PC di IBM.
IBM PC monitorLanciato nel 1981 era diventato velocemente il punto di riferimento per il nascente mercato del personal computer. Questo nonostante il primato storico di Apple con l’Apple II e la netta superiorità tecnologica dei prodotti che seguirono come il Lisa ed il Macintosh. Nelle prime recensioni del Mac sulle riviste di informatica tra le critiche compariva spesso e volentieri proprio la sua “non compatibilità”.

Nel corso dei decenni succesivi furono perciò presentate, sia da parte di Apple che di produttori indipendenti, varie soluzioni, prima hardware e poi software, per ridurre o azzerare questo svantaggio.

Dalla schermata di avvio di MacCharlieUno dei primi e più originali prodotti in assoluto portava il nome di MacCharlie e venne mostrato in forma di prototipo nell’aprile del 1985 al Comdex e reso poi disponibile nel maggio dello stesso anno.

MacCharlie, che faceva riferimento al Charlie Chaplin usato inizialmente come testimonial di “Big Blue”, era una soluzione mista di “co-processore”, adattatore per tastiera e software creati dalla Dayna Communications, Inc. di Salt Lake City e permetteva ai Mac 128k e 512k di accedere e controllare il sempre più ampio parco di programmi MS-DOS per IBM e compatibili.

Un Mac e MacCharlieIn pratica si trattava di una piastra madre di un PC con una CPU Intel 8088 infilata in un case verticale comprensivo di lettore floppy con varie prese sul retro che andava ad affiancare il Macintosh (in maniera paragonabile al “sidecar” per l’Amiga 1000 ma ruotata di 90 gradi) creando un curioso ma utile ibrido tralaltro non totalmente disprezzabile dal punto di vista estetico.

Nell’incipit del manuale che accompagnava il prodotto all’epoca si descriveva infatti MacCharlie come “una delle migliori periferiche per microcomputer disponibili sul mercato” e sottolineava pragmaticamente come avrebbe “notevolmente espanso l’utilizzo del Macintosh, il miglior personal computer”.

MacCharlie in azioneL’integrazione di MacCharlie con il Macintosh ed il suo sistema operativo era buona e metteva a disposizione sullo schermo del Mac una finestra dell’ambiente MS-DOS in versione 3.10 con tasti virtuali a schermo (tra cui quelli funzione).
Oltre ad eseguire programmi (erano però esclusi quelli con grafica) e trasferire file da e verso il Mac si poteva leggere e scrivere sui floppy 5,25″ da 360k usati sui PC grazie ai drive posto sul davanti del MacCharlie e c’è chi ha in seguito aggiunto una unità da 3,5″.

il retro del MacCharlie e del Mac
Sul retro si trovavano invece numerosi connettori di Input/Output. C’erano il cavo di alimentazione e quello asservito con cui MacCharlie forniva corrente al Mac, due seriali RS422 con cui venivano mandati i dati al Finder, una seriale RS232 per periferiche del mondo PC ed in basso un connettore per il collegamento ad uno chassis esterno per espansioni che non trovavano posto nel ridotto case della Dayna.

Il MacCharlie fu commercializzato in due versioni: con 256K di memoria ed una unità floppy a 1195USD oppure a 1895USD per il modello con due disk drive e RAM espansa a (ben) 640K.

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