Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Made in Italy – Intervista a Emanuele Vulcano

Storie di Apple: Come e quando hai iniziato?
Emanuele Vulcano: A programmare su Mac? Dal 2004, anno in cui ho fatto il grande salto e ho preso un iMac G4 “lampada” nuovo fiammante. Ma avevo già la curiosità di programmarci su; programmo da almeno una decina d’anni essendo, in un certo senso, “figlio d’arte”, visto che mio padre è programmatore e sistemista. E in questo lungo periodo ne ho passate davvero tante, passando per diversi sistemi operativi Microsoft, Linux e BeOS prima di approdare al sicuro porto della Mela già post-OS X.

Emanuele VulcanoSdA: Che software usi per lo sviluppo?
EV: Quando ho preso l’iMac, nel DVD di 10.2 c’era il venerando Project Builder, che già un po’ conoscevo (BeIDE, l’equivalente per BeOS che avevo già avuto modo di vedere, è un suo indiretto cugino). È stato davvero emozionante seguire, in questi anni, quel programma proveniente da NeXT nella sua trasformazione nel fiammante e moderno Xcode che, oggi, uso per la quasi totalità del software che sviluppo con molta soddisfazione.

Sono felicissimo però anche di aver acquistato TextMate, uno strumento davvero potente e versatile, con feature piccole e potenti che riescono sempre a sorprendermi; la sua semplicità e la sua potenza sono davvero esemplificative di un programma Mac “fatto bene”. Xcode è il mio tavolo da disegno, TextMate il mio blocco degli schizzi.

Ovviamente poi ci sono tantissimi altri programmi che meriterebbero di essere menzionati — da CSSEdit, a Eclipse, a Subversion, a Bazaar, passando persino alle volte per ambienti di sviluppo sotto Linux e Windows. Però cerco sempre di dotarmi di strumenti in cui possa trovare coerenza, semplicità e flessibilità: caratteristiche che vedo più spesso nei programmi Mac che in quelli di altre piattaforme.

SdA: Su che hardware?
EV: Ho iniziato con il venerando iMac (che ancora oggi fa bene il suo lavoro) e un iBook G4. Oggi, visto che l’iBook è passato a miglior vita informatica, il 90% del mio lavoro è fatto col mio piccolo MacBook Core 2 Duo, che nonostante tutto riesce a reggere il mio passo. E se serve ulteriore potenza, ogni tanto posso requisire il MacBook Pro 17″ di mio padre per “fare qualche test”…

SdA: Quali sono i tuoi canali di distribuzione?
EV: Il web, solo e soltanto il web. Per uno studente come me, ogni moneta in tasca è una benedizione, e il web costa davvero poco e ha risultati sorprendenti: posso raggiungere ogni parte del mondo con una semplicità disarmante.
Certo, da piccolo mi emozionavo a vedere il “software in scatola” (le nuvole di Windows 95, le scatole variopinte delle distribuzioni Linux, quelle semplici e eleganti di Apple…), e ogni tanto mi diverto a pensare come sarebbe un’ipotetica scatolina col CD di Afloat; ma costerebbe produrla più di quanto io stesso sarei disposto a pagare per un programma del genere. Peccato.
Chissà, in futuro, con un programma più “sostanzioso”…

SdA: Rapporti con Apple?
EV: Direi “distanti”: non ho acquistato uno dei piani Apple Developer Connection, per cui mi manca il supporto attraverso il loro canale “prioritario”.
Devo però dire che ogni volta che ho avuto a che fare con ingegneri Apple, i miei problemi sono stati risolti con velocità e professionalità. Raramente un problema davvero serio, una volta segnalato attraverso il sito di segnalazione dei bug, è rimasto irrisolto per più di ventiquattro ore.

SdA: Un bilancio di questi anni come sviluppatore?
EV: Sono stati anni importanti per me — ho “reimparato il mestiere” proprio sul Mac, e ho fatto esperienza di cose che per me prima erano piccoli misteri: cosa succede quando viene compilato un programma, cos’è il linguaggio macchina, come funziona una virtual machine… se prima non osavo uscire dalla mia “culla” di Java mentre imparavo le basi dello sviluppo, ora non mi spavento più nemmeno quando i problemi si fanno arcani, tra complessi strumenti di debug e listati solo all’apparenza incomprensibili.
E proprio assieme ai miei Mac ho preso la mia laurea triennale in Ingegneria Informatica… un bel risultato, no?

Nome programma: Afloat
Descrizione: Afloat è un’estensione di sistema che aggiunge diverse funzionalità (e qualche effetto speciale) alle finestre della maggioranza delle applicazioni Mac. “Sempre in primo piano”? Nessun problema. Ma anche finestre trasparenti, “sovrimpressioni” che non bloccano il lavoro, con un tocco della tastiera o un breve movimento del mouse.
Prezzo/licenza: Gratuito (open source con licenza BSD).
Requisiti: Mac OS X 10.5 o successivi.

Una versione di questo articolo è stata pubblicata su “Applicando” 271 del dicembre 2008.

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.