Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

P.A. Semi ed Apple: storia di un matrimonio rimandato

Furono in molti a stupirsi quando nell’estate del 2005, sul palco della World wide Developer Conference (WWDC), Steve Jobs annunciò il passaggio dei Macintosh da processori RISC PowerPC di IBM ai Core Duo di Intel, evoluzione dei criticati e sbeffeggiati Pentium.

Logo della PA SemiLo stupore più grande in assoluto fu però quello di un gruppo di sviluppatori di microchip che nei giorni seguenti si aggirarono nei corridoi di Infinite Loop in preda a shock. Si trattava del personale della P.A. Semi, un’azienda di Palo Alto (da cui le iniziali nel nome) giovane e piccola ma con un pedigree prestigioso che stava collaborando con Apple su una futura evoluzione dei PowerPC.

Come riferì nel 2006 The Register, gli sviluppatori erano all’opera da mesi ed avevano unito le loro forze a quelle di Apple. L’obiettivo era quello di capire se Mac OS X poteva essere oggetto di un porting sui nuovi microprocessori della Semi. Quando arrivò la notizia che l’azienda di Cupertino aveva raggiunto un accordo con Intel, la sorpresa fu tanta e foriera di problemi: come affermò una persona informata dei fatti “la P.A. Semi ci contava proprio” e dopo il passaggio ad Intel “non avevano alcuna idea di cosa sarebbe successo”. Lo sapeva invece Apple, e molto bene, ma prima di arrivare alla conclusione facciamo un passo indietro.

Fondata nel 2003 la Palo Alto Semi aveva subito ricevuto attenzioni e finanziamenti grazie alla fama del suo staff che includeva progettisti provenienti da AMD, Intel e in particolare da Digital. Tre dei progettisti chiave, Peter Bannon, Leo Joseph e Jim Keller erano in buona parte i creatori dei lodati processori Alpha di DEC, mentre l’amministratore delegato Dan Dobberpuhl aveva collaborato anche alla realizzazione dello StrongARM usato anche nei palmari Newton. Un altro progettista della P.A. Semi veniva proprio da Apple: si trattava di Wayne Meretsky, che era stato “technical lead” del Mac OS durante la transizione dai CISC Motorola 68k ai RISC PowerPC.

Il PA6TIl team non deluse le aspettative di addetti e investitori: il processore il PA6T-1682M, era una CPU RISC PowerPC dual-core con clock a 2GHz, 2MB di cache di secondo livello, due controller di memoria DDR2 e supporto per otto espansioni secondo lo standard PCI Express.

Questo processore della P.A. Semi era parte di una famiglia più ampia declinata anche a core singolo e quadruplo, ma soprattutto era compatibile con il set di istruzioni delle unità Altivec impiegate nei Macintosh. Inoltre si fregiava anche di un marchio di efficienza energetica, PWRficient, e consumava solo sette watt per core contro la ventina dei Core Duo. Logo dei processori PWRficientIn altre parole le caratteristiche del PA6T-1682M sembravano renderlo una ghiotta opportunità per Apple, a cui era stato offerto per l’uso nei portatili, “fermi” ai G4 e l’accordo sembrava cosa ormai fatta tant’è che le voci su una migrazione a Intel erano minimizzate dal citato Dobberpuhl che le riteneva una mera azione tattica durante la negoziazione.
A sfavore della P.A. Semi c’era però un problemino non da poco: l’azienda non era immediatamente pronta a soddisfare la domanda di Apple ma necessitava di un anno e mezzo. La produzione del PA6T-1682M sarebbe infatti andata a regime solo nel 2007, data che evidentemente era troppo in là per una Apple già indebolita e snervata dall’empasse del G5 e dalle promesse mancate di IBM.

PA Semi homepageIl passaggio a Intel rappresentò nell’immediato un duro colpo per la P.A. Semi. L’azienda era però molto quotata e considerata una delle startup hardware più innovative e nei mesi successivi si ritagliò un posto di rilievo nel campo dei dispositivi embedded puntando anche al mercato dell’archiviazione. Grazie a ulteriori finanziamenti e – per la produzione – al supporto della Texas Instruments, nel febbraio del 2007 rese disponibili le sue prime CPU e conquistando immediatamente alcune commesse tra cui una particolarmente prestigiosa: il Dipartimento della difesa statunitense* che necessitava di processori per i suoi sistemi di puntamento e guida di missili.

Arriviamo così alla fine dell’aprile 2008 quando Apple annuncia a sorpresa di aver rilevato la P.A. Semi, alimentando immediatamente le fantasie su un nuovo cambio di rotta, e un ritorno al passato.

Che l’acquisizione fosse un investimento importante per il futuro dell’azienda di Cupertino e un’operazione di primo piano è indubbio, tant’è che si dice che la trattativa sia stata condotta in prima persona da Jobs addirittura nella sua stessa casa. Insieme a Jobs c’era però il vice presidente Tony Fadell, che dopo l’abbandono di Jon Rubinstein, era a capo la “Divisione iPod”: questo dettaglio e le dichiarazioni tranquillizzanti sulla solidità della partnership con Intel ebbero l’effetto di una doccia fredda sulle fantasie chi già immaginava che nei Mac tornassero i PowerPC. I chip e le competenze di Dobberpuhl & C. non erano destinati a portatili o desktop ma a prodotti alternativi e altrettanto rilevanti nell’economia di Apple: gli iPod e l’iPhone, dove nuovi chip potenti e al tempo stesso discreti nel consumo potevano fare la differenza.

* commessa che dopo l’acquisizione della P.A. Semi, Jobs e soci hanno dovuto confermare ed onorare, dando luogo a battute sulla comparsa di un iMissile o iBoom, nuovi prodotti Apple veramente… esplosivi. ;-)

I loghi della PA Semi e di PWRficient sono tratti da Wikipedia e l’immagine del PA6T-1682M e la homepage dalla cache su Archive .org.

1 Comment
  1. andres

    curiosità, il famoso PA6T è usato sull’AmigaOne X1000:
    http://www.a-eon.com/

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