Robert Brunner, l’angelo del design

1 Gennaio 2010

Bob Brunner Il rischio di Robert “Bob” Brunner è quello di passare alla storia come “l’uomo che ha assunto Jonathan Ive”, come ha ironizzato lui stesso in pubblico. Forse proprio per questo vale la pena ricordare e sottolineare i meriti innegabili del biondissimo ed occhialuto progettista, meriti che lo fanno rientrare di diritto tra i designer più importanti della storia di Apple se non dell’informatica degli ultimi vent’anni.

Nato nel 1955 e figlio di un ingegnere della IBM, Brunner ha collaborato con Apple sin dalla fine degli anni ’80 anzitutto come titolare dello studio Lunar Design e poi come responsabile in capo dell’IDG (Industrial Design Group) a Infinite Loop dal 1990 al 1996, dove ha apposto la sua firma su numerosi prodotti chiave dell’azienda.

Già nel 1989, da esterno, collaborò al design del compatto e accattivante Macintosh LC, una delle due punte della nuova strategia economica capitanata da Michael Spindler.
Insieme al Macintosh IIsi, l’LC (le cui iniziali stavano per “Low Cost”) fu l’inizio di un nuovo capitolo del design per Infinite Loop dopo la fase affidata ai tedeschi di frogdesign, capitanati da Helmut Esslinger.

Dalla filosofia di design nota come “SnowWhite” di Esslinger si passò con Brunner a formularne una nuova, chiamata “Espresso”, che verteva sula semplicità e familiarità delle forme e sull’impatto emotivo, elementi ben sintetizzati nel celebre “Apple ADB Mouse II” di Susanne Pierce. Il PowerBook 100 La Pierce fu parte dello staff assemblato sapientemente che incluse non solo il celeberrimo Ive ma anche altri eccellenti designer quali Daniele DeIuliis (padre del Color Classic, del PowerBook 500 e del PowerBook G4, tra gli altri), Tim Parsey (StyleWriter, Newton Message Pad 100) e Masamichi Udagawa (PowerBook 5300 e Portable StyleWriter).

Ancora più importante del design dell’LC o del suo ruolo di coordinatore e catalizzatore fu il ripensamento radicale fatto da Brunner delle forme del computer portatile in occasione della progettazione del PowerBook.

Le differenze del PowerBook 100 e 140 rispetto al primo tentativo di portatile di Apple, il Macintosh Portable, sono davvero tante ed in buona parte sotto gli occhi di tutti. La più importante? Una soluzione radicale tutt’ora imperante nel mercato, quella di spostare la tastiera verso lo schermo. Bob Brunner con il modello del PowerBook serie 100 Riorganizzando i vari elementi e avvicinando il dispositivo di puntamento verso l’utente, Brunner guadagnò tanto spazio utile e fornì due comode zone dove poggiare i polsi aumentando al contempo l’usabilità dei PowerBook e di tutti i laptop.

L’ultimo progetto a cui si dedicò Brunner risponde al nome di Spartacus o TAM, il raffinato Macintosh del ventesimo anniversario, che fu poi finalizzato dal suo erede, Ive: fu una collaborazione dal forte valore simbolico che fece al contempo da passaggio di testimone e sancì l’inizio di una nuova e ulteriore era del design “made Apple”.

Immagini tratte da YouTube e dal libro “Apple Design”

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