Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Steve Capps… Guitar Hero!

Steve Capps si diverte con JaminatorNel 1986, dopo aver abbandonato lo sviluppo del Macintosh e prima di intraprendere quello del Newton, Steve Capps si prese una “pausa estiva”.

Il risultato fu che in poche settimane sviluppò da solo ben tre software musicali per il Mac ed architettò un’innovativa quanto divertente chitarra virtuale.

Il più noto e importante dei tre software musicali era SoundEdit, passato alla storia come il primo editor audio grafico a larga diffusione per Macintosh. Per molti anni punto di riferimento per chi elaborava audio, SoundEdit fu commercializzato da Macromedia ma per il primo rilascio fu necessario aspettare quasi due anni. All’epoca in cui fu sviluppato il Macintosh non disponeva di un ingresso audio di fabbrica (e non ne avrebbe avuto uno sino al 1990) quindi SoundEdit esordì nel gennaio 1988 insieme a MacRecorder Sound System, un prodotto hardware della Farallon che aggiungeva l’agognato input.

Studio Session, in seguito noto anche come Super Studio Session, era invece un software di composizione musicale che fu pubblicato nel 1986 dalla Bogas Productions. Si trattava di un sistema per scrivere, editare e riprodurre composizioni arrangiando in un editor multitraccia una libreria di più di 100 strumenti e suoni. Anche questa creatura di Capps vantava alcuni primati. Anzitutto era il primo software per Mac che usava campioni invece di suoni sintetizzati. Inoltre aggirava le limitazioni audio hardware riproducendo contemporaneamente sei voci invece delle quattro ufficialmente disponibili.

Il terzo programma era il meno complesso ma forse il più divertente. Messo in commercio nel 1988 dalla Broderbund, Jam Session aiutava a scrivere assoli strumentali sulla base di alcune tracce di accompagnamento. Anche Jam Session usava campioni audio di veri strumenti e poteva riprodurre sino a otto tracce in contemporanea. Nella modalità di authoring si scrivevano le note e la loro durata e nella modalità di playback (chiamata Jam Player) il tutto veniva riprodotto con l’accompagnamento e tanto di band animate con musicisti diversi a seconda del genere.
Jam Session vinse numerosi premi e riconoscimenti e fu adottato dal musicista sperimentatore Todd Rundgren che lo incorporò nei concerti della sua tournée del 1987.

Ciliegina sulla torta fu The Jaminator, una chitarra elettronica semplificata che Capps creò insieme a Ray DuFlon e Ed Bogas per suonare assoli su famose basi rock. Anni e anni prima di Guitar Hero o Rock band e senza l’aiuto di computer, ci si poteva divertire a rifare i riff di Chuck Berry, Jimi Hendrix, Deep Purple o Scorpions, anche collegando tra di loro più chitarre. Bastava mettere le dita sui fret e premere uno dei tasti con la destra e The Jaminator riproduceva un giro, intonato ed a tempo con la musica nella cartuccia inserita. La chitarra virtuale aveva anche una leva del tremolo, tasti per le percussioni e una piccola tastiera, per i più avventurosi. Il design fu a cura dello studio IDEO che collaborò con Apple alla progettazione del Dock del PowerBook Duo e -sarà un caso?- a quella del Newton.

L’immagine di Steve Capps è © di Doug Menuez ed è tratta dal libro “Defying Gravity”. Si ringrazia Mr. Menuez per averne gentilmente concesso l’uso.

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