Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Storie di innovazione – Intervista a Andy Hertzfeld

Sviluppatore, hacker, ma anche instancabile divulgatore, Andy Hertzfeld è stato parte importantissima del team originario che sviluppò il Mac nei primi anni ‘80.

Revolution In The Valley: The Insanely Great Story of How the Mac Was MadeInsieme a Bill Atkinson è uno dei padri del cuore software del computer “for the rest of us” ma altrettanto importanti sono l’entusiasmo con cui all’epoca coinvolse altri professionisti nel progetto (tra cui Susan Kare) e con cui nel corso degli anni -nonostante la vita professionale lo abbia allontanato da Apple- ha proseguito a documentare e valorizzare il lavoro che portò alla “rivoluzione” del Macintosh.

In occasione del quarto di secolo del Mac abbiamo contattato Andy, che ha subito accettato di rispondere a qualche domanda sul suo ruolo in Apple e sul rapporto che ha con il lavoro fatto per l’azienda.
Ringraziandolo per la disponibilità e generosità, eccovi di seguito lo scambio.

Storie di Apple: Quale è il ricordo più bello rimastoti del lavoro fatto sul Macintosh?

Andy Hertzfeld: Probabilmente i ricordi più belli sono quelli legati al giorno del lancio, che è stato il culmine di tre anni di duro lavoro e del giorno in cui il Mac è arrivato nei negozi, diventando qualcosa di reale anche per il resto del mondo. Ma ci sono tanti altri bei ricordi, molti dei quali sono nel mio libro (vedi ad esempio “You Guys Are in Big Trouble”).

SdA: Ritieni che l’offerta attuale di Macintosh abbia ancora ualcosa a che fare con lo spirito originario del Mac?

Hertzfeld con Atkinson, Tribble e JobsAH: Certo. Penso che lo spirito singolare del Mac originale sia ancora presente nelle macchine attuali. Uno dei motivi evidenti è Steve Jobs: i suoi forti valori permeano il primo Macintosh tanto quanto gli attuali. Ma anche nella metà degli anni ’90, prima che Steve tornasse in Apple, i Mac dell’epoca avevano ancora molto del carattere ribelle e giocoso dell’originale.

SdA: Cosa puoi dire dei tormentati rapporti tra Apple e l’iniziativa General Magic?

AH: Che è sono cambiati col passare del tempo. All’inizio erano ottimi: Apple è stata il nostro primo benefattore e la General Magic non sarebbe mai esistita senza il suo supporto entusiasta. Ma i rapporti sono deteriorati quando hanno deciso di farci concorrenza cambiando la direzione del [progetto] Newton rendendolo qualcosa di simile a ciò che stavamo facendo noi.

SdA: Dalla fine degli anni ’90 in poi hai iniziato ad essere attivo nell’open source (prima in Eazel e poi nell’OSAF). Come mai?

Hertzfeld con i soci di EazelAH: Mi sono entusiasmato per l’open source all’inizio del 1998, quando l’annuncio di Mozilla [sul rilascio dei sorgenti del browser netscape, nda] ha attirato la mia attenzione verso “The Cathedral and the Bazaar” (La cattedrale ed il bazaar), il seminale saggio di Eric Raymond. Mi sono reso conto che il softwareopen source poteva risolvere i problemi strutturali che affliggevano l’informatica (e cioé il monopolio di Microsoft, che frustrava l’innovazione) e poteva essere la base per fare diventare il settore migliore, più aperto equo e libero. L’apertura permette a chiunque con una buona idea di migliorare le cose per gli altri mentre in un sistema proprietario gran parte delle persone sono tagliate fuori da questa possibilità dato che non possono accedere o cambiare il codice.

SdA: Cosa pensi del programma chiuso e restrittivo di affiliazione di Apple per sviluppatori di software per iPhone e della distribuzione solo via App Store?

AH: Beh, è una gran cosa che Apple abbia aperto l’iPhone agli sviluppatori anche solo in forma ristretta: le migliaia di applicativi rendono l’iPhone molto più utile dato che anche se Apple è un’azienda molto creativa non può competere con l’immaginazione di migliaia di sviluppatori e le loro idee per nuovi programmi. Mi ricorda un po’ gli inizi del personal computing o del Mac, quando c’era un terreno fertile ma ancora incolto pronto a svilupparsi in qualsiasi direzione.

Ci sono alcune giustificazioni per le restrizioni: in questo modo Apple può proteggere gli utenti da software malevolo ma sulla lunga distanza ritengo che le restrizioni penalizzeranno l’iPhone dato che inibiscono l’innovazione a livelli importanti del sistema. Inoltre trovo triste che Apple proibisca alcuni software solo perché competono con quelli già inclusi: dovrebbero rendersi conto che la concorrenza fa bene alla piattaforma e agli utenti. Penso che prima o poi la creatività l’avrà vinta sulle esigenze di controllo e Apple ridurrà gran parte delle restrizioni, ma sarà affascinante osservare come l’evolversi della situazione nei prossimi anni.

SdA: Attualmente lavori presso Google. A cosa se è lecito chiedere?

AH: Mi spiace ma non posso scendere in dettagli, anche se posso dire che si tratta di una web application molto particolare speriamo venga rilasciata a breve.

Le immagini sono (c) di O’Reilly Media, Andy Hertzfeld, Eazel e dei rispettivi detentori dei diritti.

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