Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

L’uomo dei prototipi – Intervista a Daniel Kottke

Daniel Kottke e Steve Jobs si sono conosciuti al Reed College nel 1972. La conoscenza è diventata amicizia grazie a un interesse comune per “Be Here Now”, seminale libro su yoga e meditation e alcuni anni più tardi hanno fatto insieme un viaggio in India, alla ricerca dell’illuminazione spirituale. Nel 1976 Kottke ha addirittura abitato insieme a Jobs e alla sua partner Chrisann Brennan, madre di Lisa Nicole Brennan-Jobs (il cui nome venne usato per il primo computer Apple con interfaccia grafica e mouse).

Gli studi universitari di Kottke sono stati inizialmente di ambito musicale ma dopo essere stato messo a assemblare l’Apple I si è interessato di tecnologia e nel 1977 è diventato il dodicesima impiegato della Apple Computer, Inc.

Daniel Kottke con un prototipo di scheda madre del Macintosh

Nel suo ruolo di ingegnere elettrico Kottke ha effettuato il debugging di circuiti stampati e ha costruito prototipi hardware di molti dei primi computer Apple, tra cui il Macintosh, come attesta la presenza della sua firma all’interno del case del primo modello.

Contattato via email, Kottke ha risposto con grande disponibilità alle mie domande, cosa per cui lo ringrazio, contribuendo a fare un po’ più di luce sul periodo e sulle persone con cui ha lavorato in Apple.
Avvertenza: lo scambio che segue è stato originariamente effettuato nel 2011 ed alcune informazioni, come quelle sulla donazione di cimeli, potrebbero essere obsolete.

In Apple ti sei occupato di assemblare, fare l’hardwiring e testare prototipi. Ce ne parli un po’? Hai lavorato anche con Woz?

Beh, non ho mai lavorato a contatto diretto con Woz, praticamente nessuno è mai riuscito a farlo; forse giusto Randy Wiggington quando stavano cercando di far funzionare il primo DOS [sistema operativo dell’Apple II, ndr].I prototipi dell’Apple I e II erano interamente opera di Woz. Io mi sono occupato di creare i prototipi di molte delle schede di espansione per l’Apple II, e poi [come computer] dell’Apple III e del Mac.

Mcintosh logic schemaic

Hai collaborato con Burrel Smith, il progettista hardware del Macintosh?

Sì, ovviamente. Per i primi anni di vita (1981-1982) del progetto Mac eravamo nello stesso ufficio, anche se come nel caso di Woz, Burrell non lavorava davvero “con” gli altri, ma faceva molto del lavoro a notte fonda o a casa sua. Quindi non era proprio facile collaborare con Burrell ma era dotato di un grandissimo talento e lavorava duro e io ero felice di far parte della squadra che lavorava sul Macintosh. Il mio contributo più importante a livello di progettazione (sia hardware che software) è stato alla tastiera del Mac, di cui – penso nel 1982 – ho ereditato la responsabilità quando il primo progettista, Ed Riddle, ha lasciato Apple.

Che ricordi hai del lavoro fatto sul primo Macintosh e degli altri che facevano parte del team? Quanto è stato stressante quel periodo?

I piani venivano cambiati di continuo. Il progetto in origine doveva durare un anno ma si espanse a tre… e in questo lasso di tempo la squadra arrivò a superare le cento persone. Fu un periodo molto emozionante per me anche se non ero una figura chiave come Burrell. Stavo ancora studiando ingegneria… si lavorava spesso fino a tardi.
L’atmosfera all’interno del team era molto vivace, per la presenza di [persone quali] Burrell, Andy Hertzfeld, Brian Howard e Steve Capps…
Il libro di Andy, “Revolution in the Valley”, racconta fedelmente lo sviluppo del software [del Mac]. Sono sostanzialmente assente dal libro ma non ho capito perché. Andy dice che perché il libro è dedicato solo al software e non all’hardware, però in realtà parla parecchio del lavoro di Burrell…

Apple III ad

E dello sviluppo dell’Apple III cosa ricordi?

Molto visto che ho costruito tutti i prototipi nel primo anno di vita del progetto. È grazie a quel lavoro che ho imparato l’elettronica digitale.
È stato un notevole piacere lavorare con i progettisti dell’ Apple III, Wendell Sander e Walt Broedner. Mi facevano avere i loro schizzi e io mi occupavo di numerare i piedini dei contatti e di completare altri dettagli e poi di costruire e fare i test a tutte le parti.

Nel 1984 sei andato via da Apple. Come mai?

Avevo bisogno di una pausa e Apple non aveva ancora un programma di assenza per periodo sabbatico, quindi ho optato per un congedo indefinito… avevo appena compiuto trent’anni ed avevo lavorato lì sin dalla mia laurea, nel giugno del 1977. Ho fatto un viaggio di tre mesi in Europa che mi è piaciuto davvero tanto… e quando sono tornato negli Stati Uniti hanno subito cominciato a offrirmi dei lavori da freelance quindi non ho avuto tempo o motivo per tornare a un impiego da dipendente.

Hai qualche prototipo o memorabilia Apple a cui tieni particolarmente?

Quando me ne sono andato da Apple non avevano dove mettere i prototipi, quindi o me li prendevo io o finivano nella spazzatura. Ho ancora un Apple III e uno dei prototipi del Mac con collegamenti wire-wrap. Non si può dire che ci sia affezionato ma a volte li porto con me a manifestazioni [informatiche] e penso che prima o poi li darò al museo di Computerhistory.org. Mi dispiace di non essermi tenuto un Apple I ma all’epoca non mi sembrava più granché utile una volta uscito l’Apple II!

Nota: le due prime immagini vengono dall’ottimo sito web del DigiBarn Computer Museum. L’immagine dell’Apple III, tratta da un opsucolo del 1981, è “courtesy of Apple”. Lo schema elettrico del Macintosh è copyright di Apple.

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