Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

I Macintosh che si assomigliano

Rinnovare l’hardware e lasciare immutato il design? È una pratica che in Apple è in auge da più di vent’anni…

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Nel 1988 Apple presentò il Macintosh IIx. Si trattava di una variante del rivoluzionario Macintosh II con processore più potente (e coprocessore matematico): la parentela venne sottolineata riutilizzando lo stesso design industriale. La scelta, per l’epoca insolita, venne ripetuta due anni dopo quando arrivò il potentissimo IIfx, anch’esso con un case praticamente indistinguibile da quello del Macintosh II. L’anno seguente venne presentato l’economico Macintosh IIcx, e pochi mesi dopo Apple riutilizzò le forme per il IIci. Dopo un paio d’anni, con qualche modifica stilistica, lo stesso case compatto venne riproposto una terza volta, al servizio del più piccolo dei Quadra, il 700.

Si trattava delle prime occorrenze di una pratica che nel giro di qualche anno sarebbe diventata molto diffusa in Apple, e che continua tuttora. Le motivazioni erano molteplici: riutilizzando lo stesso design si ammortizzava il costo iniziale per la ricerca, si ottimizzava il “time to market”, aumentando la competività, si dava coerenza al design dei prodotti e un senso di stabilità e tranquillità all’utente, puntando a minimizzare invece che evidenziare i grandi cambiamenti “sotto il cofano”.

Negli anni Novanta una manciata di computer desktop e tower attraversò immutata (o quasi) sconvolgimenti tecnologici ed aziendali notevoli. Apple sfornò e mise in vendita svariati Macintosh esteticamente simili che, in alcuni casi, di diverso avevano solo la dotazione software e una targhetta sul davanti, causando non poca confusione tra l’utenza.

pb1xx-designNel 1991 la pratica si ripeté nell’ambito dei portatili.
Il design del PowerBook 140, noto con il nome in codice “TIM” e ideato dal team capitanato da Robert Brunner, rimase in circolazione per altri cinque anni, ospitando l’hardware di altri dieci modelli. Insieme al 140 Apple immise subito sul mercato anche il più potente PowerBook 170. Negli anni seguenti fu il turno del PowerBook 145, il 160, il 180, il 165c, il 180c, il 145b, il 165, il 190, il 190cs, il cui design esterno in alcuni casi presenta piccole variazioni nel colore e nelle finiture rispetto al 140/170.

L’unità centrale larga, bassa e squadrata del Macintosh Centris 610 – denominata affettuosamente “pizza box”, ovvero cartone per la pizza – fece il suo esordio nel febbraio 1993. In luglio venne riciclata per il Macintosh Centris 660av, poi rinominato Quadra 660av, e per il server di fascia bassa Workgroup Server 60. A fine anno accolse il Macintosh Quadra 610, mero “speedbump” del Centris. Nel 1994, con i nomi di Power Macintosh 6100 e Workgroup Server 6150, ospitò l’hardware di uno dei primissimi Mac con processore RISC, proposto anche con il nome (e l’etichetta) Performa, in ben sei varianti che andavano dal Performa 6110CD al 6118CD.

Il case minitower del Quadra 800, noto come “fridge”, frigorifero, venne riutilizzato poco dopo l’uscita – proprio come il Centris 610 – per un Mac AV, il Quadra 840av e per un Workgroup Server, l’80. Negli anni seguenti “fridge” accolse Mac RISC più potenti ovvero il Power Macintosh 8100 e il Power Macintosh 8500 e le relative incarnazioni server, i Workgroup Server 8150 e 8550. Rimase in circolazione sino alla metà del 1997, al servizio del Power Macintosh 8200, modello limitato al mercato europeo, in cui era stato infilato l’hardware di un Mac di tutt’altra foggia.

Un altro design riciclato diverse volte fu quello del Macintosh Centris 650, che già di suo non era originale, ma nasceva come restyling del Macintosh IIvx. Soprannominato “LEGO”, si “reincarnò” nelle spoglie del Macintosh Quadra 650 con pochi MHz in più, e poi in epoca RISC proseguì la sua vita nel mid-range Power Macintosh 7100.

Il case di uno degli ultimi Mac con processore 68k, il 630, è probabilmente uno di quelli più (ab)usati. Uscì nel luglio del 1994 e venne lanciato contemporaneamente con tre denominazioni, LC, Quadra e Performa 630, e venne declinato in dieci prodotti (leggermente) diversi. Nel 1995 l’involucro venne adottato per un RISC a basso costo, il Power Macintosh 6200, che di iterazioni ne conta addirittura quattordici. Il canto del cigno fu con il nome di Performa 6360 – stranamente in un unico modello – rimasto in vendita sino alla metà del 1997.

powermac7xxxg3-designNel maggio 1995, Cal Seid e Tim Parsey riutilizzarono elementi estetici del 630 per realizzare un erede del 7100, ovviamente da sfruttare il più a lungo possibile. Il case venne reso apribile con maggiore facilità, meno squadrato e dotato di una mascherina frontale più modulare, personalizzabile per vari modelli in base alla presenza o meno di lettore CD o altre unità di archiviazione. Il primo Mac ad utilizzare queste forme riviste fu il Power Macintosh 7200, seguito dal Workgroup Server 7250. Poi fu la volta del Power Macintosh 7500, del 7600, del 7300 e dal relativo Workgroup Server 7350. L’ultimo computer ad usare questo design è stato il Power Macintosh G3 desktop, uscito di produzione all’inizio del 1999.

Il ritorno di Steve Jobs, com’è noto, segnò una profonda riorganizzazione delle linee di prodotto e una reinvenzione del design di tutti Macintosh. La pratica di riutilizzare a lungo un case con modifiche minime o nulle, però, era ormai nel DNA di Apple, e prosegue sino ai nostri giorni.
Volete qualche esempio? L’iMac all-in-one in policarbonato bianco ha attraversato senza batter ciglio la transizione da G5 a Intel e lo stesso è successo con il Mac mini. E se i portatili professionali dall’arrivo dei G4 in poi hanno mantenuto un’estetica simile ma si sono evoluti ed assottigliati, le forme dei desktop in alluminio lanciate nel 2003 con i Power Mac G5 sono invece rimaste sostanzialmente le stesse per un decennio, sino all’arrivo del discusso Mac Pro a forma di cilindro.

Nota: le foto sono state realizzate da Serena Di Virgilio e sono tratte dall’archivio di Storie di Apple.

3 Comments
  1. Francesco

    Ne ho un po’ in cantina di quei “cassoni” beige multiforma ma alla fine tutti tecnicamente simili.
    Quella degli anni ’90 una tendenza (nel differenziare troppo il mercato) che si sta ripresentando con la mancanza di Jobs: quanti modelli di iPad, addirittura 2 formati di iPhone e macBook retina e no…
    Bisognerebbe ritornare alla razionalità.

  2. Francesco

    Caro Nicola sono un medico siciliano in possesso di un Macintosh Centris 610 fin dal 1993 che ha utilizzato fino al dicembre 2001 e poi per una serie di motivi non ha avuto più la possibilità di utilizzare. Tre mesi fa sono ritornato in possesso del computer che è ripartito senza alcun intervento tecnico e con grande emozione ho ritrovato nella sua memoria tutte le mie ricerche (35 anni!!!) tutte in formato doc. Ora ti chiedo come posso trasferire i dati, attraverso il flop, per poterli leggere in Windows Xp. Thanks so much for your attention

  3. Nicola D'Agostino (Author)

    Copiali su un dischetto (floppy) formattato come MS-DOS, Francesco. Dovresti poterlo riformattare (occhio che perdi i contenuti, spostali sul disco fisso) anche sul Centris. Per più informazioni ti consiglio di aprire un thread sui newsgroup it.comp.macintosh e/o it.comp. retrocomputing, in cui – oltre al sottoscritto – ci sono diverse persone esperte e volenterose.

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