Storie vecchie e nuove della mela di Cupertino, a cura di Nicola D’Agostino

Virginia Tech, i Macintosh e UNIX

All’inizio del settembre 2003 si guadagnò l’attenzione della stampa l’acquisto di ben 1.100 G5 con due processori a 2 GHz da parte dell’Università Virginia Tech. Lo scopo era la costruzione (a prezzi concorrenziali rispetto alle altre offerte) di System X, un Terascale Cluster e cioé una batteria di computer per elaborazioni particolarmente esigenti nel dipartimento di Informatica.

Gli Xserve G5 presso il Virginia TechLa scelta dell’università della Virginia fu usata a fini promozionali da Apple per spingere la sua (allora nuova) offerta di hardware con processori G5 e la partnership venne confermata due anni dopo, nel 2005, quando il Virginia Tech aggiornò l’hardware con nuovi e più potenti Xserve G5 a 2.3GHz.

A indagare meglio si scopre però che quella del 2003 non è la prima collaborazione tra l’istituzione e l’azienda di Cupertino. Già nel 1985 il dipartimento di informatica fu tra le prime istituzioni a sostenere l’uso del Macintosh in ambito accademico.

All’epoca il Virginia Tech, come si apprende da una serie di pubblicazioni sponsorizzata da Apple chiamate Wheels For The Mind, in particolare per i suoi corsi sul sistema operativo Unix System V e sui linguaggi C, FORTRAN e Pascal scelse il Macintosh. Il modello esatto per la precisione era il Macintosh XL, che non era altro che il Lisa riattrezzato a Mac tramite una soluzione software, che andava a sostituire l’uso da parte degli studenti di mainframe VAX 11/70.

Immagine tratta da www.apple.com/science/profiles/vatech2/

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